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Le cose che dico a lui
Di Carvelli (del 21/07/2005 @ 08:54:45, in diario, linkato 931 volte)
Mio giovane amico nell'eterno dibattimento delle ore e delle scelte, alle porte di un dolore. Mio amico di cui il bene più prezioso è libertà e nient'altro. Ed è estate ed è privazione questo tuo essere amato. E amare è ormai il confuso rito di un non diversamente da così. Ed è estate. E tu perdi le ore in questa confusa serie di ripicche. Inutili. Ché poi la ragione è il torto e dice bene F. "tu vai bene così ma non vai bene per me". Ed è così che è inutile sprecare i secondi in questa valutazione del giusto e delle sbagliato. Quello che lui chiamò un giorno "libertà mia" oggi la chiama "gelosia mia". Ma non è un viceversa è una fine. Bestia ferita con la sola ansia del soccorso, della cura. Salvezza e salvazione. E tu che ti ostini alla ragione (che hai, inutilmente) mentre attorno a te è deserto e ristoppie bruciate. Tu che hai rischiato cenere tua ancora ti aggrappi alla ragione del vincitore (del vincente sconfitto). Ed è estate. Varrà la pena calore al calore? Varrà la pena vivere nell'oscura minaccia di uan fine? Ritardata? Estate. Rivivere il passato nell'oscura minaccia del futuro? Vedo le zanne. Vedo le fauci. Vedo la conquista del territorio. Usare le cose tue, rubarti in casa, conquistare le antiche Gallie che furono tue e che ora nella lentezza della libertà sono lasciate al nemico. L'errore è nella conquista, nella presenza, nell'essere. L'errore è credere troppo in sé e poco negli altri. L'errore è credere che avere poi sarà averti. Poi lui ti dice "dove ho sbagliato, spiegami?!" ma in realtà non cerca, non investiga i suoi errori ma uno scagionamento ed è un discorso inutile. Ed è estate e fa caldo nelle tue piccole mura di casa, al piano terra di una casa vecchia, in un quartiere umido, in una città calda.