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Quello che siamo, almeno in parte
Di Carvelli (del 27/07/2005 @ 17:03:45, in diario, linkato 938 volte)
Ascoltando la radio, tanta radio. Stemperando la forza immaginativa della televisione, piegata alla radio, come succede (succede che la tv che più prende è sempre la radioconleimmagini... a riprova che l'immaginario è quello che viene colpito e la forza delle immagini ha un livello di decodificazione alto per cui la televisione di successo è spesso quella più banale o la più semplice all'uso) si scopre che il gioco della pubblicità (il gioco sonoro, il gioco parlato) è di livello ZERO. Dove ZERO vuol dire il livello d'imamginario più basso e facile e adatto a raggiungere chiunque. Le leve sono: il razzismo, il sesso, la degradazione della donna, la tenerezza dei bambini, il mito di un tempo che non c'è più, la donnauomo, l'uomodonna, la pederastia (nella forma repressivo-ironica), la gaiezza (nella forma ironica), lo stile B-movie... Il brutto è pensare che se è così è perché parte di noi è così o noi, in parte, siamo così. Attratti da questo immaginario. O soggiogati da esso.