Il nome, i sentimenti, le cose
Di Carvelli (del 07/11/2005 @ 09:19:05, in diario, linkato 1008 volte)
Mi è accaduto di pensarci l'altro giorno in relazione a delle cose che mi hanno raccontato. Mi è accaduto di pensare a quanto spesso sia scombianato il nesso, staccato il contatto tra come vorremmo che gli altri ci percepissero, tra come ci diamo da fare affinché ci conoscessero il quelle nostre intenzioni e quanto alal fine tutto si riveli diverso. Un classico di questa schizofrenia è femminile verso i maschi e maschile verso le femmine. L'idea è: fai di me carne da macello, non chiedo di meglio. Ed è un invito, spesso è un invito facile e fruttuoso. Ma a conti fatti, al dopo, a seguire, però, uno strascico di dolore, di delusione, di frustrazione. Spesso ad una presentazione così limpidamente sbarazzina, ad un incontro spumeggiante segue l'invenzione di un innamoramento come se l'effetto mistificasse (o cambiasse) la cause. Come se ci fosse bisogno di pasturare (il verbo della pesca, quello che indica il pecorino in mare come invito ai pesci) l'acqua per poi buttare meglio l'amo. Il nome del dolore successivo e conseguente invece alle premesse da cui si è partiti qual è? Poca sincerità verso se stessi? Autoinganno? O magari è la perversione del proprio sentimento in una certezza, la paura di un vuoto che pure abbiamo desiderato, dichiarato, scelto e vissuto?
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