Il poeta è politico, la poesia è civile
Di Carvelli (del 21/11/2005 @ 09:24:03, in diario, linkato 1892 volte)
"Ho letto delle pagine in cui Goethe/ scrisse d'aver lentamente accumulati/ dei piccoli tesori di parole;/ spicciolo per spicciolo, a poco a poco,/ dei veri e propri scrigni colmi d'oro;/ classica e limpidissima metafora/ che così avvicina lettere e monete/ lettere d'oro, d'argento e di rame/ mezzi accuratamente graduati/ tra la genialità e il destinatario./ Adesso l'inventario è sconfortante:/ impraticabile l'uso dell'oro/ e molto, molto rari argento e rame/ ciascuno, se può, tacita le questue/ con l'acmonital, per le compravendite/ arrangiandosi con le banconote/ o degli assegni, che sono più veloci;/ chi rimastica un po' di economia/ con le carte di credito di plastica."
da LE NEBBIE di PIERLUIGI CAPPELLO (Campanotto editore)
Sempre nell'intervista su daemon a Cappello, il poeta di Gemona rimarcava che la poesia/il poeta è sempre civile. La poesia è sempre politica (rivengono in mente i versi del premio nobel polacco) e sono risposte che ho sentito per esempio anche da Paolo Conte che risaputamente evade gli inviti alla presenza politica. Qui per esempio si può non dire che Cappello lo sia?
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