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E quando torni?
Di Carvelli (del 19/12/2005 @ 10:25:14, in diario, linkato 1000 volte)

Che è una promessa velata di pianto in mezzo agli ostensori, all’incenso e alla mirra, che tu non sai cos’è e neppure lui. Non fai il presepio e neppure il presepe e neppure l’albero e neppure le lucette. Anche quest’anno. Di domenica stai a casa. Di lunedì vai a lavoro. Oggi stai male e ti fai un brodo caldo e ci metti un formaggino che è come tornare bambino. Che l’amore, l’amore… l’amore passa, l’amore si ferma. Che c’è la guerra ma non qui. Qui ci sono le conseguenze. Che come l’amore. Anche lì, altre conseguenze. Il tamburellare delle dita, un fioco rantolo di dolore nel sonno. Una parola forse alac, una cosa così. O forse alat o calat. Ma su quale vocabolario cercare. Una carta dei tarocchi ma quale? La coincidenza delle scacchiere: basta dire una volta una parola e compare ovunque. Perché? C’è un destino fattivo che ha la nostra lingua? Una gestualità? Uno scaturire e un creare? Scacchiera. Ed è ovunque. E non sai mai quando finisce una partita. E non hai mai vinto fino alla fine. Fino all’ultima pedina. Le facce che fai per dire “è buono”, le cose che dici per dire “sono triste”. Amico mio. Amica mia. Che vi possiamo fare da mangiare? Quanto vi trattenete? Sei mio ospite. E ti siedi. Allarghi le braccia per dire “fosse per me” per dire “io vorrei ma” per dire “non dipende da me”. Ed è brutto che tu faccia così, ed è triste ma come allarghi le braccia tu… Un cristo pari. E ti si perdona tutto. E poi oggi c’è il sole. E ti ricordi come pioveva ieri? Una pizza. Non sarà una cosa lunga. Eppure pare infinita. Eppure pare il massimo del niente, del poco. È una pizza ma è la migliore che esista. Te lo avevo detto no? Michele a Forcella. Due tipi e basta ma è la migliore e basta. Che anche mio nonno anni fa... Se vai a Napoli… questo e quello…se vai a Napoli questo e quello. E quando torni?