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Giovin scrittori vs. Giovin critici
Di Carvelli (del 04/03/2004 @ 09:14:51, in diario, linkato 1008 volte)
Alfonso Belardinelli ha pubblicato sulla Domenica del Sole 24ore un contrappunto, una risposta ad un'accusa alla critica da parte dei giovani scrittori di mancare nell'opera di sostegno al loro lavoro. la risposta di Belardinelli è interessante, stimolante ma non completamente condivisibile. In due parole, il critico sottolinea la decadenza degli scrittori e lo scollamento tra questi e la critica dovuta alla scarsa qualità e alla supponenza dei primi. L'uscita è che se ci sono giovani critici della levatura dei vecchi critici non lo stesso degli scrittori...e che gli Sciascia non ci sno più né i Volponi e sembra che i Moresco e le Benedetti non lo lusinghino e che anzi dovrebbero smontare dal cavallo delle pretese lodi. L'articolo lo ripeto è interessante anche perché generalizzando la richiesta era assurda ma è evidente che si è prodotta e si sta acuendo una scollatura tra critica e letteratura e le nuove leve dei comandi editoriali sono sempre più azionate (nel famoso e fatidico regime di mercato) dai numeri. Lo scoutaggio dei critici sparisce, la militanza langue e alla fine le due istanze viaggiano in binari paralleli... Qualche scambio c'è ma... Belardinelli ha ragione a dire che gli scrittori si recensiscono tra di loro e che alla fine si deve recensire più una tendenza piuttosto che un autore ma certo dovrebbe (pessimisticamente...e ne è capace se ricordo il gesto di abbandono delle aule universitarie per disistima dell'ambiente) preoccuparsi di questo assurdo destino di separazione. Dovremmo preoccuparcene tutti, tutti noi che siamo interessati a questo destino e non per pessimismo ma per una buona dose di creativa vena risolutiva. O almeno c'è da augurarselo. Come svolgere la propria funzione senza essere vittime di questo ingranaggio commerciale e senza innestarsi nel circuito apodittico di chi/recensisce chi... Come assolvere al proprio ruolo essendo qualcosa di diverso che il fine recensore? Ma il campo è così largo da rischiaer naufragio. Faccio un esempio...le recensioni i giornali non le vogliono più... no no no ...assolutamente. Eppure se ci fate caso la Repubblica (ma il nome è casuale) recensisce ogni tanto dei libri che recensisce anche il Corsera e anche l'Unità (che in verità si dà da fare molto ma molto di più per essere attenta) e magari il Giornale. E allora? Forse il punto da rimarcare è questa monotematicità, questo motivetto orecchiabile che tutti (critici e amici degli scrittori) strimpellano? Quale è la funzione della critica (l'editoria spinge molto e ha accordi pubblicitari con i giornali per le uscite di recensioni!!!) in quest'epoca dui riproducibilità recensoria e di fastidio criticoletterario? Forse le domande bisognerebbe porsele in forma di dialogo e non nella specie inutile dell'accusa reciproca... Vorei scrivere molto di più...