Con E. (uno scambio di punti di vista sui racconti)
Caro r.
sai qual e' la mia maggiore difficolta' nello scrivere? non essere in contatto con nessun altro che scriva. che bello dev'essere parlare di trame, time-line, finali... e anche essere letti e ricevere qualche consiglio.
oppure poter parlare del perche' nessun editore italiano pubblica raccolte di racconti (di italiani) che non siano 'coerenti'.
che poi che diamine vuolo dire coerente?
Hanno meso in giro quest'idea terribile, che i racconti debbano avere un filo conduttore... ma il filo c'e' sempre: sono scritti dalla stessa persona!
ho letto da poco la raccolta di racconti di murakami edita da einaudi; la quarta di copertina dice qualcosa tipo: 'sullo sfondo di ogni storia il terribile terremoto di kobe'. ebbene (mi piace 'ebbene') il terremoto e' un evento ingombrante, quasi invadente, appiccicaticcio. va bene nel primo dei racconti ma e' inserito con la motosega negli altri, mi da' l'impressione che murakami sia stato costretto a farlo (che abbia un editor italiano?). e un paio di racconti sono - lo stesso - SPLENDIDI: in uno un uomo che teme i frigoriferi sceglie di vivere nel luogo in cui puo' accendere falo' e fa un patto silenzioso con la sua giovane nuova amica, la morte; in un altro un ranocchio gigante salva Tokyo. Io posso solo dire che scrivere e' come vomitare e che se l'hai fatto nel water puoi anche tirare lo scarico e cercare di pulire il tutto, ma spesso non ce la fai ad arrivare al cesso e sbocchi dove capita e creare un filo conduttore tra una macchia di vino rosso e succhi gastrici e l'altra puo' anche non avere molto senso, tranne forse se il filo lo disegni pisciando birra (mammmmamia come sono volgare...). :)
be' chiudo qui :))
ciaoooo
e.
Caro e.
è una delle cose più importanti e dove si sente di più lo zoppicare (intendo quella di avere chi ti legge e ti dà consigli) per quel che mi riguarda io ho un editor quasi in casa direi anche se acquisito nella figura di un'amica che mi legge con professionalità ed è prezioso...mi sembra a tratti che la figura più decisiva sia in realtà quella di chi può garantire per te...proprio come quando prendi un mutuo e non hai uno stipendio fisso per comprare una casa o un frullatore (esagero?). Sì, esagero, il frullatore te lo compri e lo pubblichi un racconto anche senza garanzie ma in contanti...Su quello che mi scrivi sul pubblicare i racconti (insieme) c'è una specie di vizio ex ante - in Italia si legge poco (odio sentire l'espressione "non si legge"). Non c'è educazione alla lettura (non c'è a scuola né in televisione che è il nostro "doposcuola" e poi "perfezionamento") e il pubblico dei lettori forti (risparmio in sociologia facendone l'identikit che di certo avrai già visto in giro appeso) amano perdersi (è l'escape) in storie lunghe, avvincenti, avventurose, rocambolesche. Non sempre sono ingredienti della lettura più... Ecco, i racconti richiedono più aggiunte del lettore e non parlo di fantasia, di saper immaginare. I racconti spesso sono preghiere. Serve un atto di fede per leggerli. Chi legge i racconti ha la religione della letteratura ed è chi ha più fede che la pratica. Gli editori non è che non l'hanno ma sono sottomessi alla laicità del mercato e piuttosto che predicare nel deserto preferiscono rivolgersi a uomini e donne perduti nel bisogno della fantasia ipnotica di quattrocento o cinquecento pagine. Il resto è...
PS Non avendo letto Murakami ultimo mi sono astenuto dal commentare lo specifico ma - hai ragione - i racconti hanno sempre un filo. Interno. Non solo quello del bisturi di chi li ha operati.
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