BAD
BOY BEBO
Ribelle Urbano
VERSO SUD
Un andare e un verso dove. Ma sappiamo che si viaggia
da fermo e che i luoghi geografici sono luoghi dell’anima e l’anima
è ovunque. Si inizia da qui, ma senza l’esattezza dei navigatori
solitari. Verso Sud e vengono in mente case non tamponate, sospese a palafitte-garage,
pronte a figliare altri piani assecondando parti, nuove famiglie, parti,
nuovi piani. Poi c’è calore e case bianche, la pennichella
del pomeriggio (ma i sondaggi ci dicono che sia emigrata nel nordico Piemonte),
vini più corposi e a più gradi d’alcol, sguardi caldi,
irascibilità, temperamento. Poi, certo, il mare ma qui è un
Sud ancora troppo nostro, italiano. Ogni paese ha un suo andare verso Sud
e non per tutti verso depressioni socio-economiche o spiagge. Persino noi
nella nostra città ragioniamo nei termini di un punto geografico
e siamo sempre a sud di qualcosa o di qualcuno. Come vada vada, andare verso
Sud è andare verso climi più caldi, quindi sbalzi di pressione
e a seguire ritmi più quieti, filosofie della lentezza, impressionate
dalla canicola e sedotte dall’Alto, imbarazzate e consapevoli di essere
un basso che deve rispettare il vertice. Se il sole picchia, a casa: ed
è un atteggiamento religioso, quindi, più che reazione al
clima. Ma ci sono anche Sud freddi nell’angolo discendente della Terra
del Fuoco, come a dire in un nome che il ghiaccio brucia. Ossimori senza
bussola. Ma deve pur esistere un modo totalizzante e spirituale per dirsi
Sud di qualcosa, forse solo di un’idea e fatichiamo a dire come e
perché. Ma sappiamo che l’ago che lo indica non lo dice e noi
lo percepiamo ma senza saperlo descrivere. Il nostro Sud è l’estate,
il mangiare fuori, le confidenze con gli sconosciuti, fare l’amore
con gli occhi, avere la testa che scoppia, impazzire di rabbia ma poi ci
fermiamo perché ci sentiamo banali e continuiamo a dirci ignoranti
o confusi ma verso Sud.
Illustrazione di Simona Petrucci
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