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Qualche settimana fa un mio racconto su l'Unità-Roma
Di Carvelli (del 04/09/2008 @ 15:38:30, in diario, linkato 847 volte)

Una domenica a Euroma2

di Roberto Carvelli

Euroma2. E’ il nome del nuovo centro commerciale nato alla fine della discesa del Palalottomatica (già Palaeur). Come se dovessi andare al mare ma all’ultimo ci ripensi e non continui per Ostia. Giri a destra e ti fermi lì. E siccome è una bellissima domenica d’estate mi viene l’insano pensiero di tentare una mia personalissima inaugurazione più per la curiosità di sapere chi ci troverò a fare spese sacrificando domenica, mare a due passi e sole meraviglioso. La risposta non è due gatti ma un’autentica ridda di macchine e persone in carosello.

Euroma2. Chissà perché ogni volta che nasce un centro commerciale lo si misura in scala geografica. E’ il più grande d’Europa. O: è il più grande d’Italia. O di Roma. C’è come una specie di piccolo campionato a cui si devono iscrivere tutti i centri commerciali. Tutt’ora con molti amici discettiamo di quale Ikea sia la più grande con misurazioni quasi catastali. Quella di Anagnina o quella di Porta di Roma? Ma c’è sempre l’esterofilo disfattista che sostiene sia uno dei due di Milano (giammai schiavi di Roma!).

Euroma2 si iscrive a questo singolarissimo torneo con 230 tra negozi e ristoranti e 4 mila posti auto. In qualcosa vincerà? Intanto in sfarzo. Marmo dentro e fuori come se fosse un sacrario militare che però somiglia ad una nave ammarata a ridosso della salita della Cristoforo Colombo. Se la ricchezza si misurasse in pietra ecco che un premio se lo sarebbe già meritato questo nuovo centro commerciale. Mi domando quante montagne siano state affettate per dare lastroni a tutta parete, pavimenti e decorazioni molto chic. Dentro addirittura il marmo finisce in steli e urne dal gusto vagamente napoleonico. Ma questa non è Versailles e, diciamocelo, nessuno di noi ha quell’aria appropriata che trasuda nobiltà e danari. In realtà anche senza esserci stati negli Usa, anche solo per aver frequentato un po’ il cinema, lo riconosci quel tipico trash de lux un po’ leccato che fa molto grande magazzino americano anche se alla fine potremmo essere a Doha o in altri luoghi dell’ostentazione: se non fosse per qualche amo’ che mi ridà il senso tutto romano del fare le spese in due – moglie e marito o succedanei – crederei di essere sconfinato. Eppure potremmo stare benissimo anche nel reparto negozi di un grande albergo o di una nave o in un aeroporto. Mi riprometto di non scrivere la parola “non luogo” se non una volta: ecco fatto, mi tolgo il pensiero! Ovviamente ci sono mani e buste vuote e i supersaldi per chi ha le mani legate dalla supercrisi. E dunque superfrustrazione e affogamento nel cibo sacra via di fuga italica al mal di vivere economico e non solo. E infatti per mangiare (fast food a parte) ci si mette in lista e si aspetta. E si aspetta davvero a riprova che qualche soldo è dovuto avanzare almeno per questo. Per il resto si guarda più che comprare o si prova più che pagare. Insomma si super-rimanda al prossimo stipendio. Mano a mano che passano le ore lungo i tre piani di negozi – tutte le marche tutte! – Euroma2 si va riempiendo di abbronzatissimi in fuga dal bagnasciuga. I negozi si affollano: grucce che cadono, camerini intasati ma banconi sempre senza fila. Le gambe ormai vanno da sole stanche ma autonome. Riconoscere la debacle fisica è l’unica salvezza allo shopping compulsivo o alla frustrazione da mani vuote.

Un consiglio per uscire dal videogioco? Memorizzate bene dove avete parcheggiato macchina o moto – o perlomeno il colore della sezione garage – c’è il rischio di rimanere imprigionati in un cruciverba di lettere numeri e colori come una pena aggiuntiva al vostro rosso bancario e alla condizione fisica da fine stagione.