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Una poesia di Silvia Bre (da e.)
Di Carvelli (del 31/08/2011 @ 16:49:02, in diario, linkato 2437 volte)
Rosanna,
vorrei scriverti di certo
e non ho forse altro mestiere caro
altro tempo che questo
raro e perenne
da spiegare.
Ma non pensare a nulla:
continuamente imparo che il meglio
viene a caso. E disimparo.
Oggi è dicembre,
e dalla vita noi
stiamo a guardare l’altra gente,
il finimondo, Roma,
le nostre gambe quasi belle per l’amore -
ma disattente,
come chi non potrebbe capire
che uno sguardo alla volta,
le menti al mare,
l’anima al vento sciolta
nel dopoguerra di tutte le emozioni.
Dentro i riflessi grandi della sera
noi respiriamo quiete e vasto mondo.
Che meraviglia, Rosi,
non esser diventate brave a fare niente,
e mano a mano sempre più contente
d’altro che questo inverno -
ogni stagione sempre ci prepara
a un tempo più eterno.
Eppure voglio ancora aver ragione,
non so staccarmi viva dai miei gesti
e uno per uno abbandonarli tutti
in una culla al fiume
verso il nulla.
Per rimanere invento la fatica -
bisognerà passare, invece,
bisognerà fidarsi della vita.
E se avremo deposto
anche il modesto sfarzo del dolore
come diventeremo, Rosi,
quanto lievi..
Ecco che piove,
come se da lontano un cuore astrale
lasciasse andare ogni ragionamento,
e noi sentiamo scorrere il minuto
che ricompone il mondo in un pensiero -
ed è il tempo di un bacio, di un saluto.
Di tali cose l’esistenza ha amore.