Una poesia di Silvia Bre (da e.)
Di Carvelli (del 31/08/2011 @ 16:49:02, in diario, linkato 2436 volte)
Rosanna, vorrei scriverti di certo e non ho forse altro mestiere caro altro tempo che questo raro e perenne da spiegare. Ma non pensare a nulla: continuamente imparo che il meglio viene a caso. E disimparo. Oggi è dicembre, e dalla vita noi stiamo a guardare l’altra gente, il finimondo, Roma, le nostre gambe quasi belle per l’amore - ma disattente, come chi non potrebbe capire che uno sguardo alla volta, le menti al mare, l’anima al vento sciolta nel dopoguerra di tutte le emozioni. Dentro i riflessi grandi della sera noi respiriamo quiete e vasto mondo. Che meraviglia, Rosi, non esser diventate brave a fare niente, e mano a mano sempre più contente d’altro che questo inverno - ogni stagione sempre ci prepara a un tempo più eterno. Eppure voglio ancora aver ragione, non so staccarmi viva dai miei gesti e uno per uno abbandonarli tutti in una culla al fiume verso il nulla. Per rimanere invento la fatica - bisognerà passare, invece, bisognerà fidarsi della vita. E se avremo deposto anche il modesto sfarzo del dolore come diventeremo, Rosi, quanto lievi.. Ecco che piove, come se da lontano un cuore astrale lasciasse andare ogni ragionamento, e noi sentiamo scorrere il minuto che ricompone il mondo in un pensiero - ed è il tempo di un bacio, di un saluto. Di tali cose l’esistenza ha amore.
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