Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 30/10/2009 @ 14:24:51, in diario, linkato 1061 volte)
Di Carvelli (del 30/10/2009 @ 11:50:11, in diario, linkato 1015 volte)
Di Carvelli (del 30/10/2009 @ 09:44:12, in diario, linkato 1037 volte)
Ogni tanto mi chiama - lui è mio fratello - e inizia col dirmi le cose due volte. Esempi: "come stai come stai?", "come va come va?", "tutto bene tutto bene?", "che fai che fai?", "dove sei dove sei?". Forse è un rafforzativo e basta, una specie di artificio retorico. Forse pensa che vivo due volte. Forse dovrei rispondere due volte io. Non so davvero. E' sempre tutto troppo nella mia vita: i conti ce l'ho già fatti. Se oso chiedere come sta lui, taglia corto (ma per due) "bene bene!" o "non c'è male non c'è male!". Non so perché ripeta tutto due volte. Forse non è sicuro che abbia capito. L'altro giorno come in una specie di eco ho accettato il gioco del x2. Gli dicevo: "e tu e tu?", "quando vieni quando vieni?". E lui: "venerdì venerdì". Che poi è oggi oggi.
Di Carvelli (del 29/10/2009 @ 12:44:03, in diario, linkato 1092 volte)
Di Carvelli (del 29/10/2009 @ 08:49:40, in diario, linkato 1005 volte)
Visto Lo spazio bianco (ho mancato di dire che avevo visto giorni fa Viola di mare e ancor prima Tarantino). Ho visto Lo spazio bianco. Mi ha colpito una battuta dei dialoghi. La protagonista rimprovera ai medici di usare linguaggi non propri, impropri, inadatti. Dice (cito a memoria): se usate il vostro linguaggio non rischiate di essere ridicoli. parole come "sperare", "odiare" non dovrebbero secondo la protagonista finire nella bocca di medici, di specialisti. Il "fate il vostro mestiere" con cui bolla la nuvola bianca in cui si muove una vita in transito quale risulta essere quella dei prematuri, bianca anche per i medici, mi ha fatto riflettere oltre. Sui linguaggi specialistici vs le parole dell'anima. A chi e quando spettano le une o le altre? Nel lavoro per esempio: quanto spazio ci dovrebbe (non) essere per le parole del cuore, dell'amicizia, del valore? E nell'amicizia: possono essere completamente bandite le parole esatte se non quelle tecniche? Insomma: oggi ho in mente delle parole. Parole che non ho detto. Parole che direi. Parole che non riesco a dire. Tecniche e no.
Di Carvelli (del 28/10/2009 @ 16:10:33, in diario, linkato 1205 volte)
Di Carvelli (del 28/10/2009 @ 10:37:28, in diario, linkato 1001 volte)
Che piove non lo diremo a nessuno. Nessuno saprà che il cielo era gonfio di pioggia e che solo dopo un po' è arrivato il sole. Ognuno scopra da sé quanto impiega un maglione lana 100% ad asciugarsi senza che te lo sia sfilato. Che ognuno pensi che basta un piccolo impermeabile per salvarsi da un temporale per quanto breve. Sappiano da soli che uno starnuto è sempre due starnuti. Due starnuti tre. Tre quattro: una regola di marketing. Che il pelo dei cani è idrorepellente come all'inizio il maglione. Che sotto gli alberi è pericoloso ripararsi per via dei fulmini e degli uccelli. Che un giorno è uguale a un altro è una banalità che lasciamo ad altri. Ad altri e a domani. Oggi.
Di Carvelli (del 27/10/2009 @ 14:35:08, in diario, linkato 1049 volte)
Finito di vedere Guida galattica per autostoppisti. E tre (tre volte che l'ho iniziato e che non riuscivo a finirlo causa sonno). Sono giorni che non farei altro che dormire. Notti, piuttosto. Non farei davvero altro. E senza il minimo senso di colpa. Sono capace di mettere insieme 10 ore 10 di sonno senza fare una piega (al cuscino). Una mia collega mi ha detto di aver sognato la mia casa. Non la mia mia. Una possibile mia: con giardini pensili. Forse il mio cedimento al sonno contagia i sogni altrui. Un qualcosa dio aborigeno, chissà. Tornando a Guida galattica: è un film che merita: divertente, spensierato, positivo e ottimista nelle debolezze che lavora di sistemi di mondi che penseremmo perfetti. Per chiosarla con lo strillo di presentazione, sarà bene tenere a bada il panico. Sempre.
Di Carvelli (del 26/10/2009 @ 16:17:41, in diario, linkato 1009 volte)
Giorni fa una mia amica si lamentava dell’amore e, ironizzando, mi coinvolgeva nel suo lamento “parlo anche per te” diceva. Un po’ pavidamente non me la sono sentita di dire nulla (un po’ perché è più facile sottoscrivere i lamenti altrui) ma poi ho pensato che non mi riconoscevo in quel lamento. Che non potevo sottoscriverlo. Ho avuto molto amore. Molto ancora ne ho. Non penso solo a quello che chiamiamo e definiamo “amore” in senso stretto. Compiuto. Concluso. Se devo rimproverare qualcosa a qualcuno preferisco rimproverarla a me. Ho dato meno di quel che ho ricevuto. Se ci penso bene penso di aver dato sempre meno di quello che ho ricevuto e spesso è ancora così. Così preferisco dire che vorrei ripromettermi invece di lamentarmi delle mancanze altrui di fare in modo che il futuro sia traboccante di una offerta riparatrice anche a perdere.
Ieri il mio gatto Google, rimproverato per aver finito la mia colazione – un uovo fritto (una distrazione può essere fatale con lui) – ha pensato di disobbligarsi stamattina portandomi sull’uscio di casa un pettirosso non vivo. Che pena vedere quel petto rosso tutto smagrito e l’occhio chiuso. Peccato che avrei preferito finirmi l’uovo fritto invece di immaginare qualsiasi fine alimentare del povero uccelletto.
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