Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 28/10/2011 @ 08:57:56, in diario, linkato 1015 volte)
Ho letto, ormai è un po', Per tutta la notte di Philippe Forest. Un libro che fa il paio anzi il trio con altri libri di cui ho già parlato dello stesso autore. Un libro di quel genere che io amo molto e che viene nominato di autofiction. Forest è bravo. Il libro è commovente e impudico. Come impudico è il racconto della morte.
Ho visto il film Cavalli tratto da uno dei racconti di Pugni di Grossi che ho letto. Il film è bello anche se non perfetto. Gli attori sono bravi anche se manifestano la formazione ormai consolidata cinetelevisiva (meno cine). Come un mammut che si è istinto penso a quel genere di attori tipo Volontè (ho da poco rivisto e consiglio per la sua modernità e perfezione Porte aperte di Amelio) che forse non ci saranno più. Nessun giudizio solo un'era glaciale che si è disciolta.
Un po' come faceva Leopardi (fatte le debite distanze), un po' per divertimento (ma forse voi non vi divertirete). Ho composto questo pensiero di domande. Per una mia amica non caduta da cavallo ma atterrata in un'aula d'esame. Oggi.
Cose che vorrei sapere del tuo esame
c'era qualcuno carino a fianco a te?
si poteva copiare?
ce l'avevi la merendina o gli spicci per comprarla?
ti sudavano i palmi?
e allora: ti sei passata le mani sui pantaloni?
a una certa domanda ti sei grattata il naso con la matita e hai guardato fuori dalla finestra?
hai girato più e più volte il foglio?
avevi fatto le prove delle penne?
scrivevano tutte?
ce l'avevi i fogliettini tutti segnati?
o avevi qualcosa scarabocchiato sui polsi che col sudore è sbiadito?
qualcuno a un certo punto vi ha detto "ora se volete potete andare in bagno"?
e tu: volevi?
qualcuno a un certo punto vi ha detto "ora se volete potete consegnare"?
prima di consegnare hai riguardato bene cosa avevi scritto?
hai fatto caso se c'era il nome?
ti è venuto il dubbio che andasse firmata ogni pagina come dai notai?
ieri sera avevi detto una preghiera?
e stamattina?
al bar ti è venuta la tentazione di dirlo al barista che andavi a fare uno scritto?
e se l'hai fatto lui che ha detto?
per strada, in metro, sul bus prima di andare guardavi le cose in un modo diverso?
come se dovessero contenere degli strani ammonimenti o delle premonizioni?
hai pensato o detto: se avessi studiato di più?
se quella sera e quella talaltra non fossi uscita, andata al cinema eccetera?
quando sei uscita dall'esame ti sei sentita molto ma molto leggera?
e dopo non avevi una strana allegria che ti è venuta in mente la parola "effervescente"?
e un momento dopo ancora non ti sei sentita un po' annebbiata e hai pensato: ma ho scritto così o cosà?
hai mai detto "come va, va"?
ha mai detto "tanto non mi prendono"?
e dopo essere uscita hai chiamato qualcuno al telefono?
dopo, la sera, hai dormito bene?
hai ridetto una preghiera?
Assaggi&Paesaggi su SETTE del Corriere della Sera (27 ottobre 2011): Assaggi&Paesaggi di Roberto Carvelli. Un viaggio tra le regioni italiane per riscoprire i sapori e le eccellenze della cultura enogastronomica del nostro Paese. Insieme a citazioni, fotografie e consigli pratici: una guida da tenere sempre con sé.
Di Carvelli (del 27/10/2011 @ 09:04:15, in diario, linkato 1258 volte)
Di Carvelli (del 27/10/2011 @ 08:53:46, in diario, linkato 1047 volte)
Ho trovato un bellissimo racconto nella raccolta Il percorso dell'amore di Alice Munro. Si intittola Miles City, Montana. Ne cito un brano: "Quanto a me, mi appagava la sensazione di lasciarmi ogni cosa alle spalle. Adoravo partire. Anche in casa mia, mi sembrava di essere spesso alla ricerca di un nascondiglio - a volte dalle bambine, ma più sovente da tutti i lavori da sbrigare e dal telefono che squillava e dai vicini troppo socievoli. Volevo nascondermi così da potermi dedicare alla mia vera occupazione: una sorta di corteggiamento a distanza di certe parti remote di me. Vivevo in stato di assedio, con l'ossessione continua di perdere ciò che volevo trattenere". Nella Munro c'è un costante senso del pericolo. Una minaccia incombente. Spesso piccola ma foriera di conseguenze temute. Ma preventivate. Come se il personaggio vedesse altro, anticipasse. Eppure, nel narrare, si mette dalla parte del comune spettatore che quel pericolo non vede e trasmette un senso di tranquillità che poi verrà rotto da un accadimento. Solo insinuato dalla sensibilità del narratore. Lo stile della scrittura è preciso, non lezioso. E questo rende il racconto raffinato ma non altezzoso. Anche se - e questo conferma le mie difficoltà da lettore talvolta superficiale quale sono (talvolta) - tanta precisione e tanta naturalezza senza l'acume della sensibilità possono risultare ostiche o noiose.
Di Claudio Piersanti tutti abbiamo apprezzato finora e apprezziamo alcuni di noi la grazia del racconto. Ma forse da qualche tempo. Da dopo Luisa e il silenzio per essere più chiari. Da qualche tempo, dicevo, qualcuno tende a fargli pagare lo scotto dell'abbandono della provincia. Forse corrispettivo di un passaggio biografico. Eppure anche s rimaniamo affezzionati a quel libro - la sua cosa migliore insieme ai racconti de L'amore degli adulti e al romanzo Gli sguardi cattivi della gente - non possiamo non apprezzare il coraggio de Il ritorno a casa di Enrico Metz e di questo ultimo I giorni nudi. Due testi che affrontano con lucidità e verità un pezzo di storia italiana (il post tangentopoli, il passaggio dal tutto al nulla di un potente che poi nulla non è) e di un cambiamento dei costumi (sto volando basso). L'ultimo libro, in particolare, ha la forza del faccia a faccia con quegli amori tardivi (ma perché chiamarli amori e perché tardivi se l'amore rimane cinicamente agganciato a una paura e a un nichilismo di cui molti sono vittime, compreso il suo protagonista?). In particolare Piersanti forse per la prima volta dà spazio alla sessualità non accontentandosi di rappresentarla ma impegnandosi a significarla. Ed è già un merito. Non si discute che L'appeso e Charles possano essere dei testi incompiuti (il primo oserei pensare per scelta, il secondo per giovinezza di scrittura - era un testo più antico?) ma i libri successivi a Luisa e il silenzio meritano di essere considerati come un coraggioso percorso di ricerca fatto di scarti e spostamenti da un centro asseverato (la provincia, le storie intimiste e solitarie) e anche questo è meritorio. Forse noi a un autore chiediamo sempre di non cambiare, di serializzarsi, di ridarci quel che già ci ha dato (e a pensarci bene tutto ciò spiega il successo di autori come Camilleri e Carofiglio ma forse anche un De Luca, successi di pubblico più che di autori senza nulla togliere agli scrittori in questione). Siamo lettori cronici o cronicizzati? Spero nessuno dei due. E spero che neanche i critici cadano nel tranello dell'atteso.
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