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 Il letto grattacielo a Tokyo... di Carvelli
 
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“Cos’è questa? Tristezza? Chissà, forse./ Un motivo che conosco a memoria./ Che sempre si ripete. E sia./ Che continui così./ E risuoni anche nell’ora estrema,/ come la gratitudine degli occhi/ e delle labbra per ciò che qualche volta/ ci costringe a guardare lontano./ E fissando in silenzio il soffitto,/ perché visibilmente la calza resta vuota,/ capirai che tanta avarizia è solo indizio/ del diventare vecchio./ È tardi ormai per credere ai prodigi./ E sollevando lo sguardo al firmamento/ scoprirai sul momento che proprio tu/ sei un dono sincero.”

Josif Brodskij
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 29/12/2005 @ 10:44:54, in diario, linkato 1609 volte)

Da oggi, sull'edizione di Roma de

 

ho iniziato una collaborazione per piccoli viaggi urbani.

Si parte col BINGO-RE.

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Di Carvelli (del 29/12/2005 @ 09:07:40, in diario, linkato 1680 volte)
Uscire dal cinema e provare tutta la costernazione di chi si aspettava Parole d'amore tra Gere e la Binoche e sciama deluso continuando a replicare mi aspettavo che fosse un film d'amore (ed un film d'amore è quanto o più dei classici sdolcioni a cui ci ha abituato il profilo ora maturo di RG). Vedere fluttuare disordinata in uscita la folla di Crash in un cinema razzista, tra un pubblico razzista a introiettare razzismo e ripeterlo divertiti, ridendo (ecco il rischio della macchietta, del bozzetto, dell'esercizio di stile). Mentre escono spiazzati quelli che hanno visto L'enfant. Sembra che non sappiano dove buttare gli occhi. Dove posare lo sguardo dopo tanto disperato e caustico e inevitabile e rassegnato e stupido stupido ma vero dolore. Si ricelebra la grandezza belga dei fratelli Dardenne e del loro modo di fare cinema ossuto, magro senza cadere nella conta delle costole ad alta voce. Ed escono dal cinema elettrizzati, scossi quelli che hanno visto A History of Violence. Coi nervi tesi ma chissà se avvertiti del doppio fine politico del film, della sua metafora esistenziale (il passato ritorna? si può cambaiare destino?) di una plurimità di senso che sembra non lasciare fine alle interpretazioni. E a distanza di giorni ti obbliga ad un ripensamento per accumulazione di pensieri di significato che si unisce alla semplicità del percorso della storia. Nella grandezza di chi riesce a segnare più piste di lettura nell'opera senza che se ne percepiscano i fili, la tramatura. 
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Di Carvelli (del 28/12/2005 @ 15:17:06, in diario, linkato 1857 volte)

 

Ho seguito la traiettoria dei suoi passi

e l’urto dei vostri corpi,

sul binario misurato l’affetto

la gioia dell’uomo che sicuro

ti veniva incontro

e poi verso casa ti conduceva

con un braccio dietro la nuca:

una mano ti scendeva sul petto

l’altra pronta a portare i tuoi pacchi.

Davvero vi aspettavate l’un l’altro;

davvero da tempo lei guardava oltre

il vetro e nel riconoscere i tetti

il rallentare del treno, s’è sporta,

i capelli nel vento.

Ora vivete fianco a fianco leccando

il gelato, passeggiando sul mare,

dividendovi il pranzo, badando

a non tirare troppo verso la vostra

direzione il lenzuolo.

(Franca Mancinelli)

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Di Carvelli (del 28/12/2005 @ 09:54:53, in diario, linkato 2715 volte)

Di Sartre non ricordo che poco o nulla. La faccia. Gli occhiali. La moglie. Un progetto di vita politico. Una ex-fidanzata ispirata (a loro due). Quindi res extensa un tendere a. Io poco ispirato ma comandato ad un certo fulgore rosso sbandierante. L'idea di una biblioteca "giusta", fatta di titoli necessari. La nausea e dentro uan biblioteca e fuori del viola (in copertina). Se ci penso mi viene più in mente Camus ma La nausea doveva essermi piaciuta. Ora leggo un racconto da IL MURO (comprato ad 1€) intitolato INTIMITA'. E' un racconto di cui mi hanno parlato bene e ne riparlo bene. Che succede quando all'amore si innesta l'intimità, o quando all'amore si sostituisce un'intimità non più amorosa? E si può amare un uomo e una donna senza amarne il corpo? "Bisognerebbe che si potesse amare tutto d'una persona, l'esofago e il fegato egl'intestini. Forse non li amiamo per mancanza d'abitudine, se li vedessimo come si vedono le mani e le braccia forse li ameremmo." Chissà cosa ameremmo di più?

PS La traduzione del mio vecchio Einaudi risulta a nome di E.G.

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Di Carvelli (del 27/12/2005 @ 12:50:03, in diario, linkato 1703 volte)
Si fa presto a dire "mantecare". A fare saltare le cose nella padella. A girare e girare, mestolo alla mano, il contenuto della cena. Ad anadare al ristorante, sì, ci vuole meno ma a dire che sappiamo cucinare c'è più soddisfazione.
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Di Carvelli (del 26/12/2005 @ 16:33:52, in diario, linkato 1641 volte)
A che serve sapere i punti cardinali in una città? A che serve sapere dove il sole nasce e dove tramonta? Quando ci si può dichiarare irrimediabilmente persi in mezzo al dedalo delle strade del centro? Cosa ci fa un'edicola aperta il giorno 26 dicembre se non può vendere quotidiani? E se c'è un negozio aperto non sarà che è per l'ansia di fuga da un matrimonio infelice o da una casa triste e litigiosa o per la foga di avventura? O è per orientarsi in mezzo a questo vuoto festivo? Per sapere chi sei in base ai cappuccini che fai e i cappelli che vendi?
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Di Carvelli (del 25/12/2005 @ 16:21:08, in diario, linkato 1645 volte)
Viaggiano uno davanti all'altra. Lui la faccia sformata da una psoriasi trasversale che gli passa dalla nuca al mento come una larga benda di pelle viva. Lei è dietro, in una seduta casuale (o almeno così sembra), con eczemi che si gratta sul viso. E' natale. E' un autobus. Uno di quelli di periferia che passano a passo d'uomo metri e metri di capannoni, negozi storditi dai regali al limite orario. Ristoranti cinesi che paiono templi.Il più strano mi rendo conto - io - viaggia con una batteria della macchina ai piedi come se fosse una valigetta cubica un po' vezzosa. Ma che pesa. Nessuno parla al conducente. Due ragazze (una piercing al naso l'altra al labbro e scopro di non riuscire a guardarle rispettivamente se non al pallino d'argento come una messa a fuoco) raccontano i regali che hanno fatto. Nessuno, come ovvio parla dei regali che ha avuto. Tranne io per una specie di fuso orario anticipato. L'uomo con la psoriasi tace la donna con l'eczema tace. Silenzio e traffico. Natale. L'uomo apre (lo ha tolto dalla tasca accartocciato) un messaggero e la donna da dietro glielo legge a sbafo. Io scendo portandomi appresso elettrodi e segni + e - a stento. Chissà se qualcuno pensa al mio cubo come ad un regalo dell'utilità. Un dono pieno di energia e di bisogno.
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Di Carvelli (del 23/12/2005 @ 14:11:52, in diario, linkato 38 volte)
 
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Di Carvelli (del 23/12/2005 @ 09:25:39, in diario, linkato 1566 volte)

Il cane sa di fumo di sigarette. Anche quando tira stanco verso casa, all'aperto, che sono scesi a comprare i soliti tre o quattro pacchetti. E poi sta su a casa sempre addossato alla carta da parati che ha fatto la sagoma gialla della gobba. In alto, il soffitto porta il segno delle sigarette. Sta una nuvola di fumo. Sopra la poltrona dove fuma lui: le dita gialle, i baffi gialli. Il cane giallo - lupo vecchio. Che se lo ricordano i figli e ogni telefonata una domanda c'è - come sta Argo (che nome stupido da dare a un cane normale! Ma è normale?), mangia? Mo' quanti anni ha? Che poi arriveranno e gli porteranno un regalo pure a lui. Che che ne sa del Natale un cane. Lupo. Vecchio. E si è dimenticato qualcosa per cui riscende. Sta qui tu" Che aveva fatto per alzarsi ma si risiede. Che forse ha capito "sta qui tu" e non si deve muovere e scende lui. Solo lui. Che ha dimenticato una cosa. Cosa? Già non ricorda più. E riscende. A piedi, per non aprire e chiudere le porte dell'ascensore. Il portone che sta sempre aperto (i condomini di prima ci tenevano di più, mo' aperto sta, sempre nonostante che ci hanno messo il cartello SI PREGA DI CHIUDERE accompagnando IL PORTONE). E mo' a trovare un negozio qui, niente. Tutti cinesi ci stanno. E l'alimentari ti tocca fare due isolati che burro e alic

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Di Carvelli (del 21/12/2005 @ 10:25:57, in diario, linkato 2031 volte)
Oggi mi sono svegliato con due frasi. Due conclusioni lontane che solo la lettura simultanea e casuale ha avvicinato e mi tormenta sapere se c'è un perché, se la connessione esiste e a cosa si leghi. Una in John Berger (Sul guardare - Bruno Mondadori editore): "Quando un artista muore la sua opera cambia. E alla fine nessuno ricorda come essa apparisse quando egli era vivo." Un'altra è da un'intervista a Marco Mancassola su STILOS (un quindicinale legato a La Sicilia e ora in vendita separatamente che consiglio per la ricchezza dei contributi e la profondità delle interviste, il taglio trasversale, la lateralità, la continua oggettivizzazione) che parla di "invidia dell'utero" come evoluzione della "invidia del pene" di cui anni fa e intellettuali orsono.
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