Piccola guida ad un'uscita dal cinema ai tempi di Natale
Di Carvelli (del 29/12/2005 @ 09:07:40, in diario, linkato 1680 volte)
Uscire dal cinema e provare tutta la costernazione di chi si aspettava Parole d'amore tra Gere e la Binoche e sciama deluso continuando a replicare mi aspettavo che fosse un film d'amore (ed un film d'amore è quanto o più dei classici sdolcioni a cui ci ha abituato il profilo ora maturo di RG). Vedere fluttuare disordinata in uscita la folla di Crash in un cinema razzista, tra un pubblico razzista a introiettare razzismo e ripeterlo divertiti, ridendo (ecco il rischio della macchietta, del bozzetto, dell'esercizio di stile). Mentre escono spiazzati quelli che hanno visto L'enfant. Sembra che non sappiano dove buttare gli occhi. Dove posare lo sguardo dopo tanto disperato e caustico e inevitabile e rassegnato e stupido stupido ma vero dolore. Si ricelebra la grandezza belga dei fratelli Dardenne e del loro modo di fare cinema ossuto, magro senza cadere nella conta delle costole ad alta voce. Ed escono dal cinema elettrizzati, scossi quelli che hanno visto A History of Violence. Coi nervi tesi ma chissà se avvertiti del doppio fine politico del film, della sua metafora esistenziale (il passato ritorna? si può cambaiare destino?) di una plurimità di senso che sembra non lasciare fine alle interpretazioni. E a distanza di giorni ti obbliga ad un ripensamento per accumulazione di pensieri di significato che si unisce alla semplicità del percorso della storia. Nella grandezza di chi riesce a segnare più piste di lettura nell'opera senza che se ne percepiscano i fili, la tramatura.
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