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Una poesia di Filippo Strumia
Di Carvelli (del 09/01/2013 @ 08:54:12, in diario, linkato 677 volte)
Sono grato all’attesa
e alle sue sale,
nessun luogo è casa mia
più di quella del dentista.
E’ lì che trovo pace
per quello che non c’è:
si giustifica da sé
la mia presenza.
Tamburello quanto voglio
e leggo solo
di sciocchezze.
Non mi chiedi d’essere altro
che quello che non sono:
arcata e premolari
mandibola e dentina.
E’ ben visto che stia poco
e pensi a nulla.
Ho diritto alla paura,
mi fai carico leggero
di un’innata codardia.
Posso attendere impaziente
anche quello che non voglio.
Un corpo aspetta grato
a bocca chiusa.

Da Pozzanghere di Filippo Strumia, Einaudi