E' esattamente così. Che se non hai niente per conservare quel che hai sei costretto a riconsiderare quel che ti serve. Che poi scopri che sono davvero poche le cose che ti necessitano e ti tocchi le tasche per sapere se ci sono. E sono tipo il telefonino (che anche lì è bene quanto meno ogni tanto far finta di dimenticarselo per scoprire libertà) il portafogli (eh sì non sono molto mistico!) con tutte le sue carte e cartine per accedere a sportelli bancomat... Vestiti quanti? Libri quali? Aprire la propria borsa come se fosse una piccola casa ambulante e poi fare le prove di scena su un altro letto. Magari dormire vestito per alzarsi la mattina con quell'aria da campeggio, quella precarietà avventurosa da avventurieri di lungo corso. Salire sulla moto e fare strade nuove in direzioni fuoriorario con tempistica al contrario: troppo presto, tutto chiuso, altre abitudini degli altri. Alla fine, quasi per ricavo, sospetatre di essere un'altra persona o quantomeno di poterla diventare. All'occorrenza. Con un sistema di privazioni? Con l'arbitrio della volontà? O solo se costretti? La prova generale è riuscita. Il difficile è renderla scena di fronte al giudizio del pubblico, uno come mille persone assiepate a guardarti.
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