Scopro solo ora che Valerio Marchi ci ha lasciato. Non posso dire di averlo conosciuto bene ma ho almeno due motivi di gratitudine verso di lui. Sono motivi personali a cui vanno premessi prima i motivi "scientifici" su cui mi sembra valga la pena leggere cosa scrivono quelli di Carmilla in uno speciale a lui dedicato qui. Motivi, dicevo, personali. Parto dal secondo che segue questa breve nota ed è un contributo da lui fornito al mio libro Votare nel mucchio (Coniglio editore) che era/è un'ampia ma errante e, per gran parte, scriteriata ricognizione nel mondo politico (pre e post politico) e non. In breve un diario verso le elezioni 2006 rimasto molto (è un eufemismo, direi piuttosto totalmente) in ombra per una serie di sfortunate vicissitudini di cui già è stato fatto conto, almeno, personale. Il primo dei motivi è forse ancora più importante e riguarda la sua funzione di libraio. Apparentemente è più piccolo ma, come si dice nelle pagine di Carmilla, Valerio era soprattutto uno della strada, uno "sul campo", uno dal vivo, fuori dal palco. Chiedo venia per l'accumulo di tono "ligabue". Valerio era un appassionato, di libri e di cultura. Non posso non pensare a lui che riceve e che (immagino) vende il mio primo libro Bebo e altri ribelli. La rivoluzione spiegata alle commesse (nonluoghi) che quando esce è un libro di una casa editrice senza distribuzione. Valerio lo accoglie, lo promuove, lo sponsorizza. Il libro lo ha lui e altri pochi coraggiosi spacciatori di carta senza grandi sigle. Valerio ha fatto allora e poi continuato ad essere dopo, in un certo senso, produttore e consumatore, distributore e realizzatore, tramite e artefice di tutto quello che riguarda la cultura definita, con aggettivo discriminante e parzialmente compensativo, alternativa. Al di là di me, dei miei libri, dei miei ricordi, è per tutti questi motivi che quando penso alla morte di una persona come Valerio penso a quanto si approssima la fine di una specie. Per ottimismo la condisco con la speranza che anche alcune specie hanno rischiato l'estinzione e poi sono miracolosamente tornate a figliare e a sopravvivere.
A proposito di calcio
L’altro giorno sul parabrezza di un’auto in sosta ho notato un curioso volantino giallorosso. Invitava a mettere una croce su un simbolo con gli stessi colori della squadra di calcio e sulla scritta FORZA ROMA. Sono andato sul sito di questo fantomatico partito che ha un programma universale. Questo: UN VOTO CON IL CUORE. Le priorità tutte generiche e trasversali:
- Per la famiglia
- Per la scuola
- Per i trasporti - Contro la disoccupazione
- Contro il doping
- Contro la malasanità - Per la giustizia
- Per la cultura
- Per la vivibilità del tuo quartiere e della tua città.
Questo l’elenco dei facili desiderata. Comuni, a parte la tirata contro il doping ma a parte questo forse si poteva osare un “Per una giustizia sportiva” o “Contro gli arbitraggi di sudditanza”. E invece no.
La nascita del partito era giustificata per via regionale. Di campanile: “LA LEGA NORD HA I SUOI (PESSIMI) RAPPRESENTANTI POLITICI NELLE ISTITUZIONI E IN PARLAMENTO PERSINO IL PARTITO SARDO, IL PARTITO DEL SUD TIROLO, IL PARTITO DELLA VALLE D'AOSTA e ROMA?
PER DIFENDERE E TUTELARE I TUOI DIRITTI È ASSURDO VOTARE UN MILANESE O UN BOLOGNESE VOTA FORZA ROMA, IL SIMBOLO CHE TI RAPPRESENTA CHE FA SENTIRE LA TUA VOCE E LE TUE IDEE CHE NON TI TRADIRÀ MAI!” La postilla significativa è anche un invito “N.B. Vuoi partecipare attivamente al nostro progetto? Candidati per le elezioni per Comune e Municipio di Roma. AFFRETTATI Solo 10 posti a disposizione per municipio. TUTTO GRATIS.”
Ma c’è chi giura che il tifo batta altre strade nelle urne. E a parte alcune tifoserie fuori dal coro come quella del Livorno il consenso vada alle formazioni dell’estrema destra. Ne sono riprova i tanti adesivi che tempestano i motorini dove una sinergia simbolica assembla croci celtiche, svastiche e fasci littori ai colori sociali delle squadre.
Valerio Marchi, autore di Il derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio (DeriveApprodi) ed esperto di tifo calcistico semplifica “la curva è lo specchio della società. Rappresenta tutto l’arco costituzionale come qualsiasi altro mondo sociale. Considera che se le frange estreme degli ultras che identifichiamo come fascisti, ad esempio, conteranno cinquanta-cento persone non si può pensare che riescano a trascinare gli altri al voto. Faccio un esempio semplice. I raduni, che so di Forza Nuova vedono sfilare non più di cento duecento persone. Se ci fosse il travaso stadio-politica dovrebbero riuscire a richiamare almeno 5-7 mila persone e non succede.” Eppure anni fa la politica segnava schieramenti chiari? “Sono finiti i tempi dell’Inter di sinistra e proletaria e il Milan di destra e borghese – racconta Valerio Marchi – che veniva replicata da Roma e Lazio, Juventus e Torino. Ora sono partizioni non più leggibili. Ed è vero anche che la curva è spesso popolata di ragazzetti senza vera consapevolezza politica. Fare un analisi politica seria è controproducente. Dovremmo dire che la parola moda, anche se mi vergogno ad usarla in questo contesto, ha forse una sua giustificazione reale. Diciamo pure che usciamo da un quinquennio, 1990-95, nero nel senso politico della parola con il fenomeno virulento della xenofobia e del razzismo, della violenza. È un fenomeno però in riassorbimento. Tutto molto ingenuo poi perché questi ragazzetti infatuati dalla destra sarebbero i primi ad essere spazzati via da un governo della destra. Parliamo di gente che si fa le canne o tira coca alla faccia della legge Fini. Per quanto riguarda sinistra e destra mi sembra che le statistiche del Ministero dell’interno dava più o meno 37 curve a sinistra e 60 a destra, cito a memoria. Ma certo sono dati vaghi ed esistono sfumature di colore. Fondamentalmente ribadisco: al di là delle mitologie, il voto va a destra e sinistra e per tutto l’arco parlamentare seguendo logiche familiari, di convenzione, di interesse.” Come dire che lo stadio si esaurisce allo stadio e non arriva all’urna. “Ma è chiaro – sempre Marchi – che la curva offre una enclave per molte formazioni politiche estreme.”
(da Roberto Carvelli - Votare nel mucchio - Coniglio editore, Roma, 2006)