Che fossimo tutti meno attaccati a tutte le nostre cose: i nostri figli, le loro merendine, gl'impegni del marito, le difficoltà delle mogli, le attese mestruazioni della primogenita, il piccolo che fa ancora la pipì al letto, cosa vi preparo per cena, come vi dovete vestire, se o no sia il caso di comprare quel vestito per la festa di laurea e come le starebbe, in che palestra vi/mi segno, se lo yoga fa bene, se sia il caso di fare i bastoncini di pesce o i sofficini, ma no forse è meglio fare le patatine fritte eh amore? Oggi vorrei che tutti dimenticassimo tutto. Tutte le persone che ci sono al fianco per pensare a quelle che sono due passi più in là. Per pensare solo a loro e niente a noi. Solo a loro e niente a quelle che ci sono così vicine da far supporre che in realtà non sono altro che una parte (esterna) del nostro aver bisogno, desiderare, volere. Stamattina vorrei che scoppiasse questa sfera immensa dei nostri personali affetti, una grande sacca di egoismi, di complicità sostituite da rituali immobili. Vorrei che tutti rinunciassimo a tutto, a tutto quello che in realtà potrebbe apparire come rinuncia a noi stessi e non è. Non è altro che rinuncia alla parte più esterna possibile di quello che in verità essenzialmente siamo. Perché non siamo una moglie, un marito, figli, nipoti. No no. Non siamo questo. Siamo molto di meno, per fortuna.
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