E' morto Luigi Malerba. Di lui ricordo e conservo i primi sei libri oltre a Storie dell'anno Mille (scritto in collaborazione con Tonino Guerra).
La scoperta dell'alfabeto (1963)
Il serpente (1966)
Salto mortale (1968)
Le rose imperiali (1974)
Le parole abbandonate (1977)
Il pataffio (1978)
In particolare mi colpì il primo libro. I racconti della Scoperta erano qualcosa di nuovo eppure così antico e universale da meritare una lettura trasversale. Una cifra questa che avrei ritrovato in altri libri con un gusto ancora più smaccato e/o dichiarato. La poetica era quella: essere nel tempo e così essere del tempo, di un tempo universale dove tutto si rende possibile nella contemporaneità. Essere contemporanei della e nella letteratura universale: un discorso che mi sembrava meno freddo del borgesiano e più plausibile. Forse era il respiro della padanità (in senso stretto) a dettare questa trasfigurazione perfetta, non estrosa né fantascientifica. Non credo fosse un caso che amasse la letteratura che trasfigura il reale pur non seguendo linee addicted. Del Salto mortale conservo una di quelle mitiche copertine Bompiani lunghe e strette, molto bianche e con disegni freddi, geometrici. Eccola è questa, fortuna di google.
Tutta quella carta impressa (schiacciata e spessa) e il senso di straniamento che si respirava in quel libro. Se ora lo odoro penso alle bancarelle dell'usato, alla statua di Garibaldi, alla filatelia, a via IV novembre. Chissà perché mi viene in mente tutto questo? Voglio rileggerlo e vedere.
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