Questo racconto è uscito sull'ultimo numero di Zoe Magazine
Due più due meno due
di Roberto Carvelli
Magari sarà il caso nostro e basta. Di me e di Mena. Magari solo a noi è successo così, che non ricordiamo come è nata l’intenzione, chi ha fatto il primo passo. Nessuno di noi lo sa più: non c’è una traccia né nella testa né nel corpo. Era un desiderio tuo che io ho fatto mio o viceversa? Un non volerti contraddire? Un tuo assecondarmi? Nessuno lo ricorda più. Chi ha detto “proviamo”? Oggi diciamo “è un gioco”. Diciamo “insieme... lo abbiamo fatto insieme”. Lo raccontiamo così forse come altri raccontano il rito del bridge o del burraco. Una cosa a giorni precisi. Appuntamenti. Vestirsi e spogliarsi. Cura dei dettagli prima e precipitazione dopo. Un giro d’Italia a parcheggi, cinema, discoteche, dune. Lampeggiare ed essere illuminati. Scendere salire: da un auto all’altra. Nudi in un cono di alogeni, in un carosello di fari, di sportelli e schiamazzi senza più suscettibilità. Il carnevale di ogni settimana con una maschera preparata con cura. Lingerie e lampo a verticale totale, pochi bottoni per uno slaccio veloce. Scattarsi delle foto e girarle a un indirizzo mail. E aspettare: un’altra foto. E ricostruire in quello scatto qualcosa che ti piaccia, che mi piaccia. Una telefonata, “simpatici”, “bel tipo”. Oppure “non mi convincono, mi sembrano due persone rozze”. O decidere di provare, di andare a vedere come in un poker. Che cosa può succederci? E poi andare in un albergo e cambiarci di stanza o stringerci attorno ad un letto in tanti e ognuno la sua mossa, alfiere in F1, torre in B4. Locali d’elite e discoteche finte popolate di russe a gettone di presenza. Andarsene o rimanere, cancellare dalla lista gente o luoghi, tra zone industriali e periferie appartate. Un giro nei sexy shop per rinnovare la seduzione cedendo ogni tanto a una volgarità accettabile, compiaciuta o divertita. E, intanto, la vita di tutti i giorni.
Ogni tanto forse ci saremo chiesti nella nostra solitudine “e se finisse?” Se tutto questo perdersi e ritrovarsi, andare in ufficio, fare la spesa, pagare tasse e mutui, puntare la sveglia alle sette, accendere il forno, se tutto questo avesse un “basta”? Se non ci fosse più intesa, se non resistesse una volontà? Che ne sarebbe del nostro gioco? Chi dei due continuerebbe e come? Ma sono le domande di tutti. Litigare e fare pace, aspettarsi e rimanere delusi: i tentennamenti di ogni coppia. Cose così, forse troppo serie, a cui è bene di tanto in tanto far seguire una partita. Mi guardi, ti spogli, da una macchina un uomo ti guarda, mi fai un occhietto, “sei bella sempre”, scendi, ti vedo sparire nel buio fuori dalla portiera che rimane aperta, aspetto un’altra te, conto fino a dieci, a cinque sale una donna minuta, chiudo gli occhi.