Ogni quattr'anni un cataclisma
Di fatto ci sentiamo poco. Meglio: ci sentiamo a intervalli di quattr'anni. Spesso ci vediamo pure. Lei in continente o io all'isola. Nessun uomo è un'isola? E' la dotta citazione? In questo caso una donna è un'isola. E così se ci sentiamo è perché si pensa che uno è in isola o una è in continente. Eppure non possiamo dire di esserci dimenticati dell'uno o dell'altra. Penso anzi che ci ricorderemo sempre anche dopo. Come una pianta che magari non dà frutti per anni e poi di nuovo e a nessuno che venga in mente di tagliarla. Il turno dei nostri quattr'anni è stato rispettato ieri e non è passato inosservato al fato. Mentre ci sentivamo l'Ikea veniva sgomberata a ritmo di una voce insistente che invitata con fermezza e ritmo alle uscite. Incendio? Guasto tecnico? lasciate i carrelli e affrettatevi alle uscite...i vostri bambini sono già fuori. La mia amica che alla parola "Roma" scoppia sempre a ridere, come se fosse una barzelletta, ormai non ha più incertezze sulla follia della nostra città e non si è stupita più di tanto dello sgombero. Delle volte che c'è stata a Roma (una dietro di me in moto la ricorda costernata) l'impressione che le abbiamo lasciato noi romani è di totale incoscienza e schizofrenia. Ma non ne è turbata. Ride e basta come se fosse una malattia con gag compresa. In tutti i casi i ritmi del nostro quadriennale sentirci meritano delle riflessioni cabalistiche o quantomeno un calcolo spaventato delle probabilità che qualcosa di serio (non dico terribile no) possa accadere.
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