Carver e...amare ed essere amati (dall'editor)
Che bello svegliarsi con al voce di Elizabeth Frazer, sound 4AD, che fine avrà fatto? Leggo Carver Per favore, non facciamo gli eroi (minfax). Prose saggi recensioni ecc. Mi colpisce e mi entusiasma la recensione di Brautigan, cioè non l’ultimo e l’esaltazione che Raymond fa dell’editor. C. dice – ce l’ha con la disuglianza delle prose di B. – “C’è per caso un editor in sala? Ovvero, c’è qualcuno che ama questo scrittore sopra ogni cosa, qualcuno a cui lui, a sua volta, vuole bene e di cui si fida, che gli si possa sedere accanto e dirgli che c’è di buono, anzi di ottimo, in questa farragine di frammenti e quello che è invece troppo leggero, roba semplicemente stupida che è meglio lasciare da parte o al massimo nei taccuini d’appunti?”
Mi preme dire che condivido anche se obtorto collo. L'editor serve. Soprattutto se lavora con rispetto e se la fiducia non è ONE WAY. Serve. Anzi è esiziale. Il rischio è che gli editor impongano un loro master, una cifra totalizzante e indistinta. Allora: libri uguali, autori appaittiti intorno a degli stili comuni: la morte. In Italia ce n'è di bravi. I migliori Laura Lepri e Canalini per dirne due ma se ne stanno formando di bravi/e. E spero che si continui la tradizione di questa formazione...con distinzione...spero.
Ma ecco una poesia per stare bene insieme attorno alle parole di Raymond: “Agosto. In sei mesi/ non ho letto un libro/ a parte una cosa intitolata La ritirata da Mosca/ di Caulaincourt./ Comunque sono contento,/ vado in macchina con mio fratello,/ beviamo una pinta di Old Crow./ Non abbiamo in mente nessuna meta,/ andiamo e basta./ Chiudessi gli occhi per un momento/ ecco, sarei perduto, ma/ potrei stendermi e dormire per sempre/ sul ciglio della strada./ Mio fratello mi dà di gomito./ Tra un minuto, chissà, accadrà qualcosa.” BEVENDO E GUIDANDO mi sembra un buon titolo per la patente a punti. no?
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