venerdì, sabato, domenica
venerdì
Affaccia sulla mia casa. Che effetto salire lassù in alto e vedermi là sotto piccolo. Eccomi da un altro punto di vista. Mi torna in mente Wakefield quel racconto di Hawthorne in cui un uomo abbandona la famiglia e continua la sua vita di fronte guardando per tutto il corso della sua esistenza quello che ha lasciato per poi farvi ritorno. Con L. in due anni - da quando ci hanno presentati - ci siamo incontrati una sola volta. Davvero poco per 90 metri di distanza. . Visto Cherì. Niente che mi ricordi. Solo il pensiero che quando l'amore non è attivo diventa retroattivo. Ahi!
sabato
Andiamo a vedere (con C.) Baaria "al primo spettacolo - dice - così non troviamo gente". Non è una profezia no. Tornatore dice di sé - e senza torto - che lo rimproverano di essere eccessivo e ridondante. Ma nessuno che si chieda se in definitiva non sia quello il suo stile. Il film è bello, rara opera italiana di respiro epico. Parte farragginoso e certo cede al bozzetto (e all'eccesso, già!) però il finale vale tutto il film e in definitiva è bello che esista un regista così diversamente abile. Dice S.: "sai quando hai in mano il pezzo di un puzzle e cerchi a forza a farlo entrare in uno spazio solo perché è arancione?
domenica
Io A. e G. Ci dobbiamo dire delle cose. Pare che io e G. dobbiamo dirle ad A. E invece è A. che ci dà la sua lezione. Una lezione ingenua e diretta. Dice "vi auguro di vivere con il cuore aperto". Silenzio. Preparo il Giappone. Iniziando con vedere Hiroshima non amour. Terribile parafrasi di un incontro d'amore nelal devastazione postnucleare. Sì che ci si potrà ancora amare eppure succederà ancora la devastazione. Vado a dormire ridendo a crepapelle (chissà s etecnicamente fa bene al sonno).
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