La mia vita in operetta. A proposito del dire "tesoro" a sproposito
Sere fa S. e F. mi rimproveravano di aderire all'uso eccessivo di "tesoro" che è un "romanesimo" particolarmente sgradevole (non so se diffuso altrove). In effetti anche io mi risento e non mi piaccio. In effetti mi capita da un po' un po' più spesso. E non so quando è successo. Quando ho iniziato e perché. Per fortuna non mi capita mai con "amore" (una reticenza opportuna anche in generale) ma è comunque sgradevole dare a chiunque del "tesoro". E, certo, se fossi fidanzato (se fossi nella mia fidanzata) non approverei. Il problema è che a Roma si deve essere simpatici, per definizione. Credo che scivoli su questa assunzione di responsabilità friendlistica il nostro incorrere nel continuo vezzeggiare, sedurre. C'è qualcosa della città in questo parlare in salsa operetta e fare che tutti si sentano benvoluti. Tipo una specie di manovra di conquista, una guerra con le armi della melassa. E, in definitiva, credo che venga dai banchi di mercato: ne sia la sua esatta trasposizione. Imbonire per avere. Alle volte io uso "cara" e anche questo punteggiare mi rende sgradevole alle mie stesse orecchie. Senza dirlo a nessuno da ieri ho giurato a me stesso di smettere. Sarà come fumare? Vedrò qualcuno che dà qualche tirata di "tesoro" e mi verrà voglia anche a me? Ci saranno degli automatismi da spezzare ma lo farò, gentili lettori.
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