Vi espongo i fatti (3)
Di Carvelli (del 22/02/2010 @ 12:38:30, in diario, linkato 1000 volte)
Da quanto tempo? Una domanda legittima a cui possiamo rispondere più avanti. La domanda che poniamo ora è Quanto dura una birra media? che è un quesito con tante variabili di risposta. E pur nella variabilità di risposta non si può dimenticare che Anna nel pub vorrebbe stare poco. Lo stretto necessario, il tempo in cui si finisce una birra media. In quanto tempo si finisce una birra media? Anna e Laura sembrano incarnare due risposte antitetiche: Anna beve a larghe sorsate e Laura centellina. Dopo una mezz’ora Anna ha quasi finito e Laura è appena a metà. Per non guardare il bicchiere mezzo pieno, Anna accetta la conversazione con l’amica con una certa leggerezza di spirito. Laura sa che deve evitare argomenti che all’altra potrebbero creare dolore o imbarazzo e affronta con tatto e vacuità insieme temi generali. Così generali che persino la cultura lacunosa di Carlo, seduto al loro fianco con due amici può dire la propria. In effetti a chiunque è dato avere un’opinione sugli extracomunitari, sul precariato, sul freddo. I nessi logici tra i temi suggerirebbero la completa estraneità a essi di tutti i dibattenti: nessuno ha contezza della vita dei primi, delle difficoltà economiche causate dal secondo, degli effetti dell’ultimo su chi non ha casa né vestiti. Eppure tutti dicono la loro su tutto e come succede è logico persino aspettarsi visioni dissimili. La durata della birra media, la durata media, sfugge a ogni previsione e persino Anna ora non si accorge che l’amica ha esaurito la sua e che ne sta ordinando una piccola. Assiste senza protestare e sollecitare il ritorno a casa: per distrazione o per approvazione. Un po’ più a suo agio rispetto al momento del suo ingresso ora accetta gli sguardi attenti di Carlo, la conversazione a quattro – uno dei tre ragazzi non fa altro che annuire, confermare, sorridere e bere –, l’agio di Laura nel creare un clima disteso e aperto. Anna studia Carlo per capire se il fatto di piacergli – cosa di cui più o meno si sente sicura – può avere un corrispettivo nella soddisfazione anche minima di provare piacere nel sentirsi da lui apprezzata. E questo può essere definito un tema decisamente femminile. Un tema che ha direttamente a che fare con il fatto che spesso le donne hanno la seconda mossa. E la seconda mossa è frequentemente decisiva nel senso che è la conferma o la negazione di una mossa chiara dell’uomo. La prima e da subito azzardata. Una partita che chiude presto, si pensa, non è una partita ben giocata. Ma anche una partita che non chiude mai rischia di esserlo. Esistono, dovremmo dire, modi di giocare diversi ma lo stesso rischio che le sfide possano finire male. Non nel modo che ci si aspetta. Non nel modo in cui si desidera di vederle finire. Deve essere per questo che una volta ho sentito affermare, non ricordo da chi, che spesso le donne belle fanno matrimoni infelici o hanno relazioni sbagliate. Perché, penso, hanno tante seconde mosse da giocare come decisive. La domanda delle domande è e rimane: chi ho davanti? Ed è una domanda che non si ha spesso voglia e tempo – spesso possibilità – di procrastinare. Che uomo è quello che mi sta chiedendo se apprezzo il fatto che lui mi apprezzi? Chi è l’uomo che ho davanti? Già, chi è Carlo? – si domanda ora Anna.
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