Ha sessant'anni. Ieri parlava con una signora di una settantina d'anni ma non ho fatto il calcolo preciso. Era una signora dall'aria triste che aveva iniziato a raccontare di una vita incentrata sul marito. Conosciuto a 12 anni, spostato a 16. Poi a 23 anni già 2 figli. Mi sono perso nei numeri. Ma era in nero e scontava la morte del marito. La vita si è fermata, mi è sembrato di sentire. La signora, quella da cui sono partito, non ha detto una parola. Hanno parlato delle donne. Del fatto che prima era difficile vedere alcunché e ha citato la frase di un vecchio in televisione che aveva detto (testuale) "che vedere una coscia una volta era un'emozione". Loro concordano io...Bah. Ritorno alla signora, dunque. Oggi me la trovo davanti. Mi guarda. Sorride. Io sorrido. Vuole parlare, lo capisco. Ma ormai ho contezza (vi piace la parola?) delle matinee fisioterapiche e così mi preparo alla disamina ortopedica. Che infatti inizia. Poi si perde nel racconto delle difficoltà della casa, del fatto che perde mezza mattina "qui dentro" che torna e il marito che "ora sta dormendo" vuole il pranzo pronto. Le operazioni, il gesso, la casa che era un disastro e lui non le offriva neppure la consolazione di una donna di servizio. Poi piange mi si avvicina e mi chiede di abbracciarla. Lo faccio. Ma sono costernato. La donna è dimessa, vestita all'antica con pantaloni larghi e scarpe fuorimoda. Tutto è fuorimoda, invero. Il taglio dei capelli, gli occhiali. Tutto. Tutto splende su di lei l'idea di una moglie innamorata e legata al marito. E invece: "solo il conforto della religione mi rimane" e mi abbraccia e piange. Ed è come un finale a sorpresa e un po' tragico. Che finisce con un sorriso. Tanto basta. Stanotte è morto Nicola Arigliano.
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