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 Il picnicsuletto di Fra... di Carvelli
 
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Sì ho parlato a troppa gente, oggi questo mi sorprende; ogni persona è stata per me un intero popolo. Un così immenso altro mi ha reso me stesso molto più di quanto avrei voluto. Adesso, la mia esistenza è di una solidità sorprendente; anche le malattie mortali mi giudicano coriaceo. Me ne scuso, ma è necessario che io seppellisca qualcun altro prima di me.

Maurice Blanchot
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Bianca Garavelli su Stilos inserto culturale de La Sicilia
Di Carvelli (del 03/08/2004 @ 11:09:46, in diario, linkato 1009 volte)

Che cos'è un letto? Semplicemente un oggetto d'arredamento, un mobile su cui dormire, o piuttosto un accampamento condivisibile con amici, un tappeto volante, una biblioteca mobile, un posto di meditazione? Probabilmente da quest'ultimo spunto parte Roberto Carvelli per creare Letti, i suoi 100 brevissimi racconti metafisici, o se vogliamo poemetti in prosa, o per meglio dire prose non molto narrative e con qualche ingrediente di filosofia e poesia. Una vita raccontata attraverso i letti propri o altrui, attraversati o visti, non tanto perché ci passiamo un terzo del nostro tempo dormendo, quanto perché la posizione orizzontale è la dimensione privilegiata del pensiero: abbandonati sulla schiena, o su un fianco, riusciamo a liberare meglio i pensieri, li abbandoniamo e ci abbandoniamo a un seguito notturno della vita. Scopriamo verità nascoste dentro il buio, perché a volte la troppa luce impedisce la visione. O piuttosto perché il letto è sincero, accoglie la nostra impronta fedelmente, senza inganni, e in qualche modo risponde al nostro bisogno di verità, sia pure dolorosa, troppe volte insoddisfatto. Ed è quanto dichiara fin dalla copertina, che riproduce l'ironico letto di chiodi dell'artista italo-argentina Silvia Levenson, dal provocatorio titolo Sogni d'oro.

Insomma in queste perle di pensiero orizzontale in cui i letti dicono la verità, Roberto Carvelli ricostruisce la sua giovane vita (è nato a Roma nel 1968), facendole assumere un andamento circolare. Si parte infatti dal Letto uno, che «arriva dopo la culla dell'infanzia e dura cinque anni», passando però per Il letto di prima, in cui il realismo lascia il posto al mito, al sogno di «pancia e liquido amniotico» che tutti abbiamo vissuto eppure non conosciamo. Per arrivare a L'ultimo letto che avremo, sorta di altare rialzato in cui dormirà per sempre il nonno trapassato, «tra candele e fiori, penombra e sussurri». E questo letto che sembra «avvicinare all'aldisopra» somiglia alla montagna sognata dagli aborigeni australiani, quella specie di collegamento fra la terra e il cielo che permette di non chiudere mai il contatto col «tempo del sogno», la dimensione della creazione in cui tutto è possibile, e da cui tutto nasce. Libro che inizia dal ricordo della nascita e che finisce col ricordo della morte, Letti è tutto immerso in un presente amniotico, in cui vita appena vissuta e riflessioni da essa suscitata si mescolano e si fondono. Il grande viaggio dell'esistenza è segnato da soste dormienti, quando vengono rievocate notti da ospiti in letti di città sconosciute o straniere: Lisbona, Dublino, Napoli, Bologna, Venezia, Parigi, Trieste non sono più solo nomi di città ma diventano tappe di un grande sogno.

Non mancano gli spunti di sociologia dell'arredamento, quando l'autore si sofferma sulla Chaise longue o sui sempre più ricorrenti divani-letto, che fanno pensare allo spazio ridotto in cui è stato relegato il «tempo del sogno» della nostra quotidianità. Lontana dalla sacralità della camera da letto di un remoto tempo contadino, oggi la stanza in cui si dorme è anche salotto, studio, spazio da condividere, tanto che il letto dell'ospite è «da abbandonare prima possibile come una nave che affonda per far posto al soggiorno». I letti della civiltà occidentale, civiltà com'è noto del tramonto e forse al tramonto, sono i confidenti di un nomadismo sentimentale, il prodotto di un'inquietudine indotta come i bisogni consumistici. In essi «si consuma senza consumarsi come se lì, in quei talami, stesse fiorendo una civiltà che poi scomparirà senza lasciare altre tracce che il progresso dell'essere umano». E le metamorfosi dei letti inclusi uno dentro l'altro, o nascosti uno sotto l'altro, raccontano le incertezze relazionali dei personaggi, indecisi perennemente tra la scelta di dormire soli o in compagnia. E' questo il modo di Carvelli, così felicemente arrivato al suo terzo libro (il primo è Bebo e altri ribelli. La rivoluzione spiegata alle commesse, 2002) di fare letteratura erotica nel tempo dell'incomprensione fra i sessi e della crisi dei ruoli. (Bianca Garavelli)

 

 

Roberto Carvelli, Letti Voland 2004

Pagine 120 € 10,00

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