Ozon, Mansfield, Alberoni (non nell'ordine)
Lunedì scorso (ero a donare il sangue) ho letto la rubrica di Alberoni sul Corsera. La parola (Alberoni) so che evoca in molti immediata ripulsa ma io ho scelto per mestiere (e dovere di mestiere) di mettermi continuamente in dubbio sulle certezze acquisite e se voglio essere coerente mi devo esercitare spesso e anche con imprese e riprese difficili. Metti pure che il titolo proponeva la accattivante disamina fare l'amore/fare sesso... Non mi è piaciuto l'argomentare del sociologo specie nel suo precipizio per cui (fare sesso) non fa guardare in faccia (ops) nessuno e mentre uno sta lì ti potrebbero sostituire il partner bell'e buono lì sotto, in corso d'opera (non sono letterale ma quasi). Accampo miei personali dubbi e senza neppure offrirvi esempi plausibili e generosamente ovvi. Non è così e basta. Ma, a prescindere, non credo in una manichea distinzione degli atti e dei verbi. Credo in una specie di incongrua spartizione ma nell'inossidabile imperio estetico (e dopo o prima etico) del bene (in questo caso mi piace/non mi piace). Una imponderabile variabilità, d'accordo, ma retta sempre da quell'impulso (mediato dall'etica sì)
Ci ripenso oggi nel raccontarvi del nuovo (seminuovo, ce n'è un altro a Venezia) film di Ozon che è bello e fa dimenticare il non riuscito Ricky. Per chi non conoscesse Ozon...a voi! http://it.wikipedia.org/wiki/Fran%C3%A7ois_Ozon Con Il rifugio Ozon torna ai vertici del suo cinema più poetico. Sotto la sabbia che lo ha fatto conoscere a noi e il poco visto ma bellissimo Il tempo che resta (i produttori - e gli editori? - italiani odiano la morte ma forse è che il pubblico italiano ha più dimestichezza ed è più attrezzato ad altro che alla riflessione sulla fine). Il film mi ha fatto pensare a quell'articolo di Alberoni e non per la immediata promiscuità a cui si può pensare quanto per quanto essa possa vestire panni molto delicati e sentiti. Vi rinvio al film per non tradirne la bellezza. Qui la canzone-tema cantata dai due bravissimi e bellissimi protagonisti.
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Mansfield. Leggo - guarda caso - un racconto molto interessante (Istantanee), non il più bello dei suoi ma interessante da citare qui. Ecco Moss (nome simile a quello della protagonista del film di Ozon): pochi soldi, arretrati d'affitto, crisi lavorativa (cinema, canto...). Va in un caffè in cui spera di avere occasioni di lavoro. Immagina, proietta. Incontrerà nel suo film mentale qualcuno che magari le proporrà un film reale, o una audizione da contralto. E invece ecco lì pronto un gallo - pomposo e sconveniente - che la seduce. E lei? Si fa sedurre. E' giorni che il mio tema è "la sperequazione tra realtà e immaginazione". Credo che avrebbe dovuto essere il tema di confronto anche nel pezzo di Alberoni. Ozon non sfugge a questo confronto "terzo" e questo è ciò che lo rende grande.
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