Senza saperlo ho celebrato anch'io la fine della DDR rivedendo Le vite degli altri. Ho pensato che essere parte di un noi collettivo e senza persone sia il grande male di tutte le organizzazioni. Religiose, politiche. Credo che tutti i consessi umani si infrangano sul muro di un noi senza persone. Un noi facile perché indistinto e quindi più cementificabile. Un concetto che non è rimasto al muro ma che si perpetua ovunque e sempre. In qualsiasi organizzazione è più arduo tenere tante preziose unità rinunciando ad avere una malta compatta e indistinta ma è l'unico modo per farle durare nel tempo. Anche se nel breve può sembrare più efficace unime materiali identici o rendere identici materiali dissimili. La bellezza di quel film, credo, è proprio nella celebrazione dell'impossibilità di rendere a forza elementi diversi pasta comune annullandone le differenze.
|