Una sola voce per una sola voce
Mi accorgo che c'è un tratto che mi è particolarmente caro nei libri che leggo ed è quello che Jean Rousset chiama suite a una voce. E così la spiega: "La suite a una voce: una sola persona scrive, di solito a un solo destinatario". Come dovremmo chiamarlo? Romanzo confessionale? Romanzo confidenziale? Non so. So invece che non è importante se quell'io coincide con l'io di chi scrive. Ma chi siamo? Siamo io? Siamo noi (tanti)? Siamo quello che vorremmo essere? Vi/mi sto facendo troppe domande.
Nel libro di Forest di cui negli ultimi giorni il racconto ultimo è dedicato al fotografo post-atomica di Nagasaki, Yamahata Yosuke. E vi segnalo che a breve uscirà un'intervista da me fatta a una esperta di icone, L'intervista uscirà nel prossimo numero di Buddismo e Società. Ne riparleremo.
|