Sul concetto di retroattivitą in letteratura (grazie a e.)
Scrive e. che si definisce lettrice recente ma retroattiva. Ebbene sì, lo siamo tutti lettori retroattivi. La letteratura è retroattiva. Ogni lettura è retroattiva. Forse lo è pure ogni scrittura (anche quella di anticipazione). Una frase che mi è stata regalata per questo Natale da un collega era questa (forse arcinota) di Jules Renard (che amo soprattutto per le sue Storie naturali): "Scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti". In definitiva anche questo fa riferimento al tempo e alla retroattività. Scrivere è finire un discorso (finché non è finito). Completare un tempo che è già stato. Raccontare (anche) un'immaginazione e così renderla passata. Definirla. Attivarla (e retroattivarla). Nell'ambito della mia retroattività continuo a perlustare il pianeta Bennett. La signora nel furgone, me lo ha prestato una collega. Lo leggo. Scrive bennett parlando di uan serie che scriveva: "Quello che li rendeva divertenti dal punto di vista sociale era il contrasto fra il tenore di vita che i nuovi arrivati scoprivano di potersi permettere e le loro idee progressiste: in poche parole avevano dei sensi di colpa, notoriamente sconosciuti agli yuppie di oggi (che "non vedono il problema"). Noi il problema lo vedevamo eccome, anche se non potrei dire con sicurezzache questo cui rendesse migliori di loro". Si sposa bene con il film visto ieri con f. La bellezza del somaro. Nel frattempo la miccia che ci regala e. (per far saltare il post di ieri).
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