Il bisogno delle correzioni
Ieri ho visto la chiacchierata tra Franzen e Piperno spesso interrotta da rilievi del pubblico che si aspettava... Rinizio: l'etilismo del lettore di cui parlavo ieri mal tollera le intromissioni tra autore e sé. Se qualcosa si frappone su quella strada è da "asfaltare" (un neologismo calcistico che sta andando per la maggiore). Quella che doveva essere una chiacchierata a due o un'intervista "alta" ha ceduto alla correzione del pubblico e Piperno è stato costretto ad abbassare i toni. Magari anche Franzen non aiutava. Magari è anche una questione di feeling (che secondo me a livello di scrittura in parte c'è). Magari è la differenza tra scrittori meno o più disposti a prendersi sul serio. Magari è il confine Europa-USA che Piperno aveva sagacemente notato come in sconfinamento (la newgeneration USA si chiama fuori dal proprio paese e lo fa spesso anche in location narrative). In ogni caso: come non cedere al nostro bisogno di correggere?
Ieri sera, ritornato a casa, ho ripreso in mano la mia copia de Le correzioni. Ho trovato sottolineata questa frase: "Avevano un solo modo per stare bene insieme, e non avrebbe funzionato per molto. La strana verità su Alfred era che l'amore, per lui, non era questione di avvicinarsi ma di tenersi a distanza".
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