A chi la raccontiamo questa storia in cui siamo noi i protagonisti? Una storia a due, tu e io, una storia che non si racconta da sola, una storia che chiede di noi, parla di noi?
A chi la diciamo la nostra
metà? A chi la diamo la nostra versione uguale di una stessa uguale versione?
Come
essere due senza riuscire a essere
due davvero,
noi. Ne deriva che
bisogna essere due
perché il dialogo
sia monologo
e l’unità del due
si ricomponga.
Questo,
è evidente,
ci obbliga a una coerenza che noi abbiamo,
che anche la vita deve avere,
per noi.
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