Del numero tre o del tradimento
“Nelle sue fantasie su altri uomini, via via che invecchiava, uomini diversi dal marito, non sognava più l’intimità sessuale, come faceva prima, forse per vendetta, quando era arrabbiata, forse per solitudine, quando era arrabbiato lui, ma sognava solo l’affetto e un profondo senso di comprensione, tenersi per mano e guardarsi negli occhi, spesso in un luogo pubblico come un caffè”. Questo è l’incipit del racconto Tradimento di Lydia Davis tratto da “Creature nel giardino” (brutto titolo) che ho acquistato andando sul sicuro (avevo letto Pezzo a pezzo) insieme a Mavis Gallant (Piccoli naufragi) andando sul sicuro anche qui (ho letto tutto quello che è stato pubblicato sinora). E siccome ho letto anche Doppio Sogno di Arthur Schnitzler (che si può in definitiva sussumere come una specie di exemplum sulla diversità del tradimento maschile e femminile) vi volevo parlare, in definitiva, di tradimenti. O del numero tre. Uno, lei, l’altro (e varianti). Che è anche il tema di uno dei racconti della raccolta della Gallant, intitolato “Sciarpe, sandali e collane” (un passaggio di matrimoni in verità abbastanza allegro). Vi volevo insomma parlare di quando cerchiamo altro da quello che abbiamo. Di quando troviamo (o speriamo di trovare) in qualcun altro quello che non troviamo in chi amiamo. Del fatto di amare qualcuno che non ci riami (e in questo magnificare la nostra libertà di dolerci). Di quando vorremmo essere amati da qualcun altro. Ma in realtà vi voglio solo parlare della felicità che cerchiamo. E di quella che non troviamo. Da cui definirei il tradimento: ricerca di un benessere impossibile. Ma anche questa definizione non mi soddisfa come non soddisfa un tradimento che poi in verità ristabilisce un equilibrio. Insomma. Forse non so bene di che parlare e così mi taccio. E consiglio questi due libri e il classico Doppio sogno.
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