Ancora Scharpf e una postilla editoriale
Uppercut n. 38
giù sotto nella stazione duomo verso la linea 3 un ragazzino suona una cantata di bach con un piano-flauto giocattolo da due lire. e allora so che il mondo sta in piedi grazie a lui a quest'esile melodia che ora sento alle spalle a quelli che sentendola qualcosa allo sguardo gli sale ben su mica di certo per gli applausi dopo un'opera diretta da muti agli arcimboldi o cos'altro
POSTILLA EDITORIALE: Sharpf è bravo in questi Uppercuts 1 e 2 (meglio l'1). Fulmineo, graffiante o lapidario. Mette a tasselli delle immagini interiori, esteriori, ricordi, con grazia e facilità. Ironia e sentimento. Il titolo (non Uppercuts, d'accordo, per distinguersi dal primo, ok) però non rende. Perché La durata del viaggio dell'oliva dal martini cocktail spezza un verso male. L'editore - uno degli indiscutibilmente più meritori del talentaggio italiano, la Pequod - pecca però nella lettura delle bozze lasciando troppi refusi per troppe poche pagine. Troppe soprattutto in relazione alla poesia che, si sà, è fatta di poche lettere e molto bianco. In quel poco errare è davvero diabolico. Almeno quanto il perseverare.
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