Recessione in Galleria (il Che ci faccio qui ultimo da paesesera)
Recessione in Galleria di Roberto carvelli
“Tutti al mare a mostra’ le chiappe chiare” cantava Totti dopo il 2 a 0 col Bologna. Meno allegramente quest’anno noi e altri che come noi, peggio di noi, subiscono, intuiscono o paventano i segni della crisi, le chiappe preferiscono non mostrarle. Diremmo – con facile gioco di parole – che scelgono di tenerle ben coperte immaginando che le fasi 2 o 3 o 4 della nuova recessione in generosa cura governativa le metteranno a repentaglio e sarà bene coprirle cospicuamente. E così il nostro “tutti al mare” è “tutti alla Galleria Alberto Sordi” ma ben attenti a non finire nella spirale dell’acquisto selvaggio e compensativo.
Vi siete mai chiesti, ad esempio, come mai i centri commerciali nei giorni di Ferragosto o poco prima sono presi d’assalto? Io la definisco la Sindrome degli Sfigati. Spiego. Per non incorrere nell’autocommiserazione si cerca di esorcizzarla in acquisti controbilancianti. Il sottotesto è: ho risparmiato sul viaggio e mo’ mi concedo questo regalo. L’esito alla fine è quantomeno dispendioso se non omologo di imprese turistiche di questi tempi fortemente incentivate.
Così il mio invito in questo tempio degli acquisti deve essere cauto. E, come si legge nel bugiardino farmaceutico, preceduto da avvisi tipo “leggere con attenzione modalità d’uso e controindicazioni”. È vero che Zara promette tanto con poco e Feltrinelli è una buona area di sosta per curiosità a gratis o piccole spese anche rinfrancanti. Ma al fianco ci viaggia il lusso o l’inutile a caro prezzo, il non necessario, il di più. Un genere facile da definire ma meno da riconoscere.
E però già fa bene guardarsi attorno. Fissare estaticamente la scultura di plastica che ci ricorda i gadget di chi è partito e torna con le sue palle di vetro con effetto neve. Orientarsi nella bellezza crociata della galleria, assumere un po’ di calore mentre fuori fa rigore e gelo. Ricordarla anni fa lasciata all’incuria. E prima santificata da Verdone, De Sica e la Giorgi – in una pellicola non cinepanettona – in cui la bella attrice romana piroettava coi suoi pattini a quattroruote (non ancora in linea) sognando Lucio Dalla. Eh sì, beata ingenuità di qualche anno fa!
Oggi le rotelle sarebbero impossibili se non quelle dei ragazzini incorporate nelle suole delle scarpe da ginnastica. Forse neppure ammissibili. Forse sanzionate. Di certo ardue alla “libera” piena di paletti in forma di pedoni. Ma la tentazione di lanciarsi su questi marmi sontuosi non ci lascia indifferenti.
Certo a guardarla bene la Galleria – tappatevi le orecchie voi impenitenti antimeneghini – non ha nulla a che vedere con la bellezza anche conservativa della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. Un po’ per bellezza e grandezza su cui c’è poco da fare confronti. Un po’ per la capacità di mantenere (quella) il suo senso storico anche nelle griffe e nei locali storici che da noi è andata riccamente perduta. Chi di voi si ricorda lo storico Caffè Berardo di quella che allora e ancora oggi ci piaceva chiamare Galleria Colonna (con tutto il rispetto per Albertone!)? Inciso finito.
L’appuntamento da Feltrinelli rimane il più gettonato (nonostante la palla di neve e il rumore assordante e monotono del suo motore) direi guardando tutti questi singoli che si guardano speranzosi intorno. Perché centrale e a prova di malintesi di uscite. Il bar coi suoi tavolini ha una sua aria glamour ma non troppo sofisticata. Insomma non sembra di essere in un tempio dello spendo dunque sono. Vale un caffè e vale pure un aperitivo che allunghi la sosta in una pausa.
Per concludere: per chi non si può permettere il “tutti al mare” di Totti, buon “chiappe coperte” alla Galleria Alberto Sordi. O Colonna. Chissà che il prossimo anno le cose non vadano al contrario. Non ce l’ho con Totti, sia chiaro. È solo un invito, un po’ ingenuo si dirà, a un 2012 che risparmi le nostre già magre fortune e ci tolga l’impressione di essere finiti in una palla di neve claustrofobica per quanto festosa.
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