Racconto e film di un guardone
Per una strana coincidenza ho visto un film e letto un racconto su un guardone. Il primo si chiama Hire il secondo Enoch Emery. Il primo è nel film di Leconte del 1989 "L'insolito caso di Monsieur Hire", l'altro nel racconto di Flannery O'Connor "Il cuore del parco". In nessuno dei due casi ci viene trasmessa l'idea di una malattia o di una perversione. Anche se nel film del francese (tratto da un libro di Simenon) ci si domanda dove inizia e finisce la normalità di un atteggiamento di distacco dagli altri se quello è in realtà fornito di una spiccata capacità di visione sentimentale, di vicinanza alle sorti della persona guardata. Mi ha colpito la coincidenza casuale del doppio incontro con il tema "guardoni". Mi domandavo, mutatis mutandis, quanto si possa spostare questa capacità e debolezza di visione al nostro nuovo modo di guardare sociale. Mettiamo lo sguardo su persone che non conosciamo con una abilità nuova e strumenti impensati. Un profilo di FB o di TW. Siamo con gli occhi nelle vite degli altri e non sempre con intercettazioni casuali. Spesso neppure fredde. A volte con una vicinanza che stupisce noi e chi è osservato. La domanda è: ma chi è guardato sa di esserlo? Fa in modo di esserlo? Chi è guardato, in fondo, non asseconda e incoraggia la visione di chi guarda? La profetizza?
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