Su Riviera di Giorgio Ficara
Di Carvelli (del 31/10/2012 @ 10:22:49, in diario, linkato 1004 volte)
Ho letto e mi è molto piaciuto il libro di Giorgio Ficara - Riviera (Einaudi). Una riconsegna dei luoghi dopo il bagno del tempo, del ricordo e della storia. Una visione braudeliana che si innesta però sul ricordo personale in una terza via interessante. Terza tra storia, diario e libro di territorio. L'autore parte dalla Liguria della sua infanzia. Dalla sua Liguria. E la mette in relazione con i luoghi della storia e del racconto orale. Nasce e muore nel dialetto come voce definita di uno spazio definito. Gli autori di libri sui luoghi fanno così: si appropriano di spazi non loro e li fanno propri. Questo scambio simbolico tra sé e il mondo - se riesce - trasforma quei luoghi e suggerisce prospettive diverse di osservazione. Lo fanno le guide, in un modo. Lo fanno i libri sui luoghi, altrimenti. La fortuna di questo testo è essere riuscito a essere se stesso senza per questo rinunciare a essere altro. Io e noi si confondono. Qui e ovunque si chiariscono in uno scambio incessante. Che non porta lontano per abbandono ma per verticalizzazione. Si rimane così tra Portofino e Camogli senza lasciarli definitivamente ma solo alzandosi quel tanto da non perderne di vista il contorno. E in questo il gesto di Ficara ricorda quello dei marinai liguri che lasciavano la loro terra pur rimanendone alla vista o ritornandovi e riconoscendo il profilo tenue del colore delle loro case. Amare i luoghi dovrebbe avere questa capacità di fedeltà nella distanza. Anche i libri sui luoghi ne dovrebbero essere informati. Un po' il destino dell'Ulisse che possiamo modernizzare. In un'epoca di passaggi e di abbandoni. E non è casuale che una delle letterature più vivaci e vitali di oggi sia quella dell'emigrazione che - anche in questo caso - attraverso lo scambio simbolico della lingua compie il miracolo semplice dell'eternità e dell'ovunquità (chiedo venia per il termine). Il nome che faccio - quello della Kristof - serve a radicalizzare il ragionamento sui luoghi (luoghi-Universo). Chiudo con una citazione dal libro che ribalta (anche se a specchio riavvalora - trovo io) il troppo dimenticato Sbarbaro di "Perdermi là sognavo, essere un altro,/ dimenticarmi sino del mio nome": "A differenza di Sbarbaro, sarei partito non per un eccesso di pena e disgusto di me stesso, per perdermi; ma per inseguire il vero me stesso altrove, sul mare e al di là del mare, per trovarmi" scrive Ficara. Perdersi e trovarsi spesso finiscono per essere due interruttori per un passaggio di energie contigue. Condizioni diverse ma comunque vitali. In ogni caso definitorie. E di centratura.
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