In un recente numero di Io-Donna del Corriere, Aldo Grasso commentava le top ten di paure e desideri nelle ricerche Google (un'esclusiva del motore di ricerca per il femminile del Corsera). Tra le occorrenze della paure addormentarsi strappava il primo posto a "deludere". Seguivano partire e impegnarsi, litigare e decidere. Tra i desideri toccava a calcio lo scettro. Poi dolci, poi natura. Amore? Just number seven. E, comunque, dopo dimagrire. Già. Cambiare solo nono (pensavo peggio). Insomma, ecco le parole emergenti anno 2012. Scriveva Grasso: "I termini emergenti rubricati sotto la voce 'paura di' sono tutti verbi, esprimono un'azione, indicano una piccola discesa agli inferi. Per questo è sperabile che si consumino presto". Non so cosa augurarvi. Ma so cosa augurarmi. Per questa discesa agli inferi. E inverto desideri con paure. Cambiare. Il desiderio. Non la paura. Cambiare significherà continuare a fare pulizie con il coraggio di liberare l'orizzonte da quello che troppo vicino toglie il campo visivo e sembra (ma non lo fa compiutamente né realmente) proteggerci. E sarà qualcosa che abbiamo messo noi lì o che abbiamo avuto da altri. Scudi ereditati, fortezze restaurate. Cambiare vorra dire svuotare di senso quello a cui ne abbiamo attribuito troppo. Persone e cose a cui abbiamo accordato troppo valore per il basso profilo che poi hanno assunto e ricoprono nella nostra vita. Sarà un desiderio pieno di paure. Ma sarà una paura a cui seguiranno nuovi desideri. E dalla scelta verranno fuori parole da cercare che adesso neanche immaginiamo. Non calcio, forse amore. Non dolci, forse cucinare (e non mangiare che qui compare tra le paure). In tutti i casi cambiare illuminerà anche rancori e rabbie e la luce gli darà i contorni giusti, le dimensioni vere. Maggiori o minori non importa. Dopo sarà più facile anche lì cambiare. E non aver paura.
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