Tre film nelle sale. Quello di Tornatore, La migliore offerta, parte bene: sontuoso, regolare, ben recitato. Costruisce suspance ma poi, per un errore di struttura, muore sotto il peso dell'attesa che ha creato. Non riesce a effettuare lo snodo necessario e si affida a un piccolo dubbio instillato nel personaggio e in noi. Ed è davvero una leggerezza per tanta ben montata struttura (come una crema che se cambi il verso si smonta). Peccato, il film sarebbe stato bello (anche se ricorda altro). Quello di Ang Lee (Vita di Pi) è un film che un tempo si sarebbe detto "per ragazzi". Un genere (anche merceologico) superato. Film, contrariamente alle premesse, stupefacente. Poco utile il 3D. Splendido il lavoro sulla Natura. Anche a dispetto della morale (o della predestinazione che sollecita). Un particolare: la tigre che non si gira. Non lo fa perché il senso è che non lo faccia. Non è umanizzata ma funzionalizzata. E questo deve bastare: in questa scelta c'è il senso della rischiosa coabitazione tra umano e animale (negli insegnamenti anche del papà). Il film di Anderson (The Master) è ad oggi il film più bello della stagione (viva Mereghetti e abbasso Escobar!). Con una forzata (o forzosa) morbida violenza: quella del culto e delle sette. Del Maestro e dei non-allievi. Quella della creduloneria vs fede. Anche se non è così facile fare 2+2 dell'aspetto "malato" dell'adesione a un culto nuovo e creato all'occorrenza. Onestamente? Generosamente? The Master è un film che merita molto come molto offre. Dagli attori in stato di grazia al regista di grande spessore. Un film di intenzione ma non per questo schematico né "a prescindere" o "per definizione". E questo è un merito che bisogna saper leggere e riconoscere in chi sceglie di caratterizzare e, per questo, rischia di semplificare.
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