Contrariamente alle attese, ho trovato nel film di Sorrentino, La grande bellezza, diversi motivi di interesse. Inversamente rispetto al precedente i difetti che lì mi avevano irritato qui mi hanno solo tolto lo slancio di un sì più altisonante e convinto. Il richiamo - non casuale - al felliniano La Dolce Vita non è indice di pretenziosità ma di coraggio. Non vale la pena fare confronti. I difetti di Sorrentino sono sempre gli stessi: poca confidenza nella sceneggiatura, l'attitudine a farsi notare (chiamiamola seduttività), il rischio (ormai insito nell'attore e di cui qui abbiamo già parlato) che l'estro di Servillo giganteggi a dispetto dello sfondo con esiti contrastanti. I pregi sempre quelli: cercare dei significati profondi, affrontare temi di petto, con coraggio, con forza, senza falsi imbarazzi, una circolarità che dà - anche quando non c'è - una certa compiutezza alle opere. Qui il finale è davvero importante anche se ha le sue forzature. Ma dice cose importanti e lo lasciamo al percorso di ogni spettatore. Sicuri che a qualcuno darà fastidio e per altri sarà illuminate o luminoso.
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