Orazianamente mi concedo una piccola riflessione su questa strana sorte umana che fa lamentare dell’infelicità e non ci fa provvedere alla felicità. Mi viene spesso a male leggere queste interviste in cui sobri intellettuali o musicisti o poeti o… si mettono a dissertare incompletamente o incompiutamente sulla Felicità. Sono gli stessi che se ne tengono a distanza e che mettono alla porta chi prova ad avvicinarsi. Poeticamente piace riconoscere che quella via – la via della felicità – è una via semplice ma guai a provarsi a proporre una via semplice. Piuttosto il filosofo suicida, piuttosto l’insegnamento della Terra, di un’agreste concordia con la Natura (che poi non applicherà). La via semplice li incuriosisce ma chi la propaganda o la insegue li irrita. Li irrita se quella detta semplicità è a portata di una mano. Se è in un altrove di Nirvana o Arcadia passi. Ma non qui. Non ora. La Felicità deve costare cara e deve essere d’elite.
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