Fa bene alle fantasie di coppia, al portafoglio, alla quarta vertebra lombare. Da Roma a Torino, gli italiani consumano sesso fra volante e cambio guadagnandosi il record mondiale. Ora un libro spiega come sfruttare al meglio gli spazi minimi.
La ragazza ha vent'anni. Universitaria, svogliata, ovviamente. E magra, carina, aggressiva, scattante. Altrettanto ovviamente, vivendo ella a Roma, gira a bordo di una Smart. Con la Smart tampona un tizio, che ha 25 anni più di lei. Il tizio le piace, lo abborda; inizia con lui una storia di molto sesso.
E qui inizia la parte meno ovvia: perché il sesso lei lo fa sempre, comunque e solo in macchina. Sulla Smart. Senza mai scendere. Mai? «Mai». E perché? «È una mia regola» dice all'amante. «Non vado mai a casa delle persone con cui scopo. (...) Neppure quando mi fidanzo, per il semplice motivo che non mi fidanzo».
La ragazza, che si chiama Luna, è già un piccolissimo cult.
È la protagonista di una piccola storia d'amore a tre (slogan: «Lui, lei e la Smart») che il piccolo editore romano Coniglio ha mandato in libreria da pochi giorni. S'intitola
Kamasutra in Smart. E a dispetto del fatto che, in realtà, le posizioni erotiche in una macchina tanto piccola siano più o meno obbligate, l'uomo seduto sul sedile del passeggero, e la donna sopra di lui, «a fare l'ascensore», ai librai italiani l'idea deve essere piaciuta parecchio, perché senza manco aver letto il racconto ne hanno prenotate 3 mila copie.
Per un autore giovane, e praticamente sconosciuto, 3 mila copie sono quasi un miracolo. Segno che l'argomento c'è. E che Roberto Carvelli, classe 1968, romano, uno coi capelli rasatissimi che gira in moto e non è pagato dalla Smart, in quelle 60 pagine ha perfettamente centrato due dei temi più cari all'italiano di oggi. Uno,
la passione (specialmente romana) per la citycar della Mercedes. Due,
il gusto (assolutamente nazionale) per il sesso in macchina.
Sostiene infatti un sondaggio Demoskopea del dicembre 2004, condotto per il circuito Rcs Broadcast, che il luogo amoroso più frequentato dagli italiani, dopo il letto, sia l'automobile. Il 38 per cento vi fa regolarmente l'amore (qualcuno ha dichiarato persino di essersi espresso al meglio su un trattore): più che in salotto, più che sul tavolo della cucina o nella vasca da bagno, gli adepti del car-sutra sono così diffusi che il sesso a quattro ruote rappresenta, secondo una ricerca Euro Rscg Mcm del 2003, un'esperienza comune all'88 per cento dei connazionali. Deteniamo, praticamente, il record del mondo.
«Fanno l'amore in macchina non solo gli scambisti, per cui l'automobile è una sorta di prolungamento corporeo, e gli appassionati del sesso mercenario, la cui compravendita si svolge principalmente sulla strada» riflette
Chiara Simonelli, docente di sessuologia alla Sapienza di Roma. «L'auto è diventata l'alcova per eccellenza degli adulteri. In tempi di crisi, chi fatica ad arrivare al 27 si sente in colpa a spendere soldi per uno sfizio, fosse pure per un albergaccio. E quindi...». Quindi, a nobilitare il paesaggio urbano, riecco le automobili con i giornali sui finestrini a proteggere l'intimità degli amanti. «È un fenomeno così diffuso che il ministero della Salute dovrebbe spiegare ai cittadini che le citycar, che non hanno i ribaltabili e dunque costringono l'uomo a una posizione seduta, sono in assoluto le migliori per fare sesso.
Proteggono la quarta e quinta vertebra lombare dagli schiacciamenti, evitando il colpo della strega» ride il conduttore
Gianni Ippoliti, appassionato di microcar.
E allora ecco a
Napoli Tony Tammaro che spopola cantando «il su e giù sulla 127 blu» al Parco della rimembranza; a
Roma c'è il Gianicolo e Monte Mario, ci sono i parcheggi di scambio e quelli degli ipermercati; a
Bologna si va in collina, a San Luca, ma il deputato ds Franco Grillini, presidente dell'Arcigay, dice che «trovare un luogo sicuro per fare l'amore è un vero problema per tutti», difatti presenterà una proposta di legge per riproporre quelli che Cicciolina, ai suoi tempi, chiamava «i parchi dell'amore». A
Palermo, nelle due gallerie che portano al Monte Pellegrino, «a ogni ora del giorno c'è una fila ininterrotta di macchine-alcova parcheggiate» racconta Anna Tronca, in arte Berbera, responsabile per la Mondadori degli Oscar erotici insieme al marito Hyde. Anche lui, ovviamente, ha scritto un racconto erotico su una Smart.
CINQUECENTO: DUE CUORI, UN FRENO
Ricordi e aneddoti erotici dei fan illustri. Molto, molto nostalgici
Una primipara chiede al suo ginecologo: «Dottore, qual è la posizione del parto?». E lui: «Signora, ma è la stessa del concepimento». «Uh, mamma mia, vuol dire che dovrò partorire nella 500 con i piedi fuori dal finestrino?». Il mito dell'intramontabile utilitaria Fiat come prima alcova degli italiani si tramanda anche attraverso una barzelletta anni Sessanta. La rievoca un cinquecentista doc, Renzo Arbore (ne possiede una verde acqua), che racconta anche l'amore ai tempi della 500: «Per rendere ribaltabili i sedili bastava una piccola spesa in più. La spalliera dei posti posteriori si abbassava a libretto, tipo talamo. Per il cambio c'erano dei cappucci di legno, un po' fallici, sicuramente meno spigolosi dell'originale. Un plaid messicano, venduto insieme ai pezzi di ricambio, era quasi d'ordinanza per andare in camporella. La mia posizione preferita? Sui sedili davanti, ci si poteva mettere anche in ginocchio».
Per molti è stata il simbolo della libertà: «Abitavo a Palermo, in caserma, per me la 500 era un'oasi privata, un luogo di trasgressione psicologica» confida Rita Dalla Chiesa. «Col fidanzatino dell'epoca ci scambiavamo effusioni parcheggiati in riva al mare, c'era persino il mangiadischi. Il momento più doloroso era quando mi sedevo sulle sue gambe, il cambio sulla schiena o sul fianco era inevitabile». Ognuno aveva la sua tecnica per ritagliarsi spazio: «Il segreto era fare l'amore con uno sportello aperto, possibilmente vista mare» racconta Luciano De Crescenzo.
È stata anche una vettura bipartisan: l'avevano sia Teodoro Buontempo (An) che Giuliano Pisapia (Prc). Il primo ci ha persino vissuto un paio d'anni, quando giovanissimo non poteva permettersi casa a Roma: «Era eccitante, altro che Smart. Il tettuccio apribile dava la sensazione di ampiezza: sembrava di stare all'aperto, ma al tempo stesso essendo piccola creava complicità con le ragazze». Pisapia invece doveva spartirsi la 500 blu con i fratelli più grandi: «È stata contemporaneamente luogo di riunione con gli amici e di approcci sentimentali con la prima fidanzata».
Ad altri ricorda la vigoria dei vent'anni: «Ne avevo una modello L, lusso, nera, molto trendy per l'epoca. La perversione erano i sedili ribaltabili di serie» sostiene Giorgio Faletti. «Già dopo mezz'ora di petting c'era l'effetto sauna, con i vetri coperti di sudore. Dicono che tanti della mia generazione sono diventati gay. Non bisogna stupirsi, vista la pericolosità di freno a mano e cambio». Non a caso i più smagati come prova della loro abilità amatoria esibivano la leva del cambio svitabile. Donatella Marino |