In autobus
Di Carvelli (del 22/03/2005 @ 09:25:05, in diario, linkato 1062 volte)
Ieri ho preso un autobus di quelli che attraversano periferie dormitorio, luoghi inospitali la notte, col coprifuoco – non un coprifuoco totale ma sorvegliato – non puoi uscire o quasi e le mamme sono attente agli spostamenti delle figlie, alle loro borsette, alle loro camerette. C’era questa ragazza un po’ in carne con ombelico (e un bel po’ pancia) di fuori ed un ragazzo che la conosceva. Domanda: Lavori ancora?. Lei: No, mi sono licenziata. Lui: quanto prendevi? Lei: 800 euro più le mance. Domanda: dove vai? Da un amico che ha la febbre. Domanda (affermazione): Hai capito!!! Lei: silenzio e bolle di gomma americana. Lui: e così stasera si scopicchia… Lei: silenzio e gomma americana. Io pensavo imbarazzo. Io pensavo terrore. Poi capisco svenevolezza, incanto, malizia, onore. Lui: beata te, io devo andare a fare a botte. Lei: portami con te almeno mi sfogo. Lui (canticchiando): come saprei… amarti io… Che traffico, io me la faccio a piedi. (Ciao/ciao) Lei sola in autobus (al cellulare ad un’amica): Ciao Mo’ qua c’è traffico, non ce la faccio… che dici ci passiamo lo stesso…? Non si può andare a disturbare in una casa a quell’ora…
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