Ah, mi dimenticavo di dire, sono sempre armato di buone intenzioni
A chi non capita, direte voi. Ci sono giorni (questi, per esempio) che di una frase sbagliata su tre io dico quella. Un commento fuori posto? Lo faccio io. Un’offesa? L’ho pensata ma me ne vergogno, giuro che non la dico e poi…bam…l’ho detta. Scrivo male gli sms, interpreto male gli altrui, scrivo mail incomprensibili (sai che novità!), do consigli (ma chi me li ha chiesti!) sbagliati. Ci sono giorni in cui sarebbe meglio che me ne stessi a casa coi cellulari staccati, nessuna forma di comunicazione con nessuno… al limite mi affaccio e grido giù il nome del mio vicino di casa che lui sale, garantito. Invece, vanità delle vanità, mi pregio anche di instaurare nuove amicizie con risultati tragici o di perpetrarne di novelle e antiche con peggiori. Ho preso una risoluzione: prima di dire alcunché scrivere un breve protocollo d’intesa con la/le persone in questione. Farsi precedere da una missiva, farsi tutelare da un avvocato, un prestanome, un sensale. Insomma, in quattro parole: evitare di vedere alcuno.
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