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 Il letto di Sabrina... di Carvelli
 
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Salta giù dal letto di primo mattino e si mette in cammino solo quando ha lo spirito netto, il cuore puro, il corpo leggero come un abito estivo. Non si porta dietro provviste. Berrà per strada aria fresca e respirerà salubri odori. Lascia le armi a casa, gli basta tenere gi occhi bene aperti. Gli occhi gli servono da reti dove le immagini verranno ad imprigionarsi da sole.

Jules Renard
"
 
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Taccuini
Di Carvelli (del 01/12/2003 @ 21:54:23, in diario, linkato 11488 volte)

16 dicembre 2003
Una donna cammina piangendo, con passo deciso. Non asciuga le lacrime. Affretta il passo come se cercasse di farsi asciugare il pianto dal controvento dell’aria sulla faccia

**
Un negro che cammina su due stampelle nel piazzale della stazione Termini. Non ha una gamba e il pantalone oscilla a bandiera sotto un vuoto. Stirato, forse cucito, non fa camera d’aria. Non segna un vuoto cilindrico. Sventola. Stoffa perfettamente rettangolare che oscilla regolare alle falcate dei bastoni, con un suo ritmo perfetto.

19 dicembre 2003
Di tutte le cose che ama la prima è in questo momento lo spamming. Mandare messaggi, i più svariati, a chi conosce e a chi no. Li manda di tutti i tipi: un bambino malato, barzellette sul Presidente del Consiglio, su Totti. Non ha molti amici ma una circolazione di mail che farebbe invidia a qualsiasi società medio-piccola. E’ a Roma sola, senza amici, è arrivata dal Nord, trasferita per lavoro. La sera torna a casa e legge il giornale che ha comprato alle 18. Sono notizie vecchie ma le piace per questo leggerle a quell’ora. Aspetta autobus e metro e lo apre solo quando arriva a casa. Mangia. Solo a tavola sparecchiata inizia la lettura sul divano. Di solito si addormenta e va a letto non prima delle tre. La mattina si sveglia sempre prima del beep del telefonino e legge ancora. Con più gusto ancora.

**
Un vecchio con mille rughe disegnate sul viso parla (slavo?) con una ragazza su un treno, poi gli suona un telefonino tutto copertinato e lui risponde e parla piano roteando in giro gli occhi come se cercasse di individuare un punto nello scompartimento da cui la voce proviene e gli si mettono addosso occhi di un bambino.

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L’uso della parola “surrogato” riferito all’alimentazione. Surrogato del caffè, del caviale. Una specie di contraffazione ufficiale per una dieta in tempi malati di indigenza.

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Hai il fisico di una ragazza giovane. Che ha avuto un figlio giovane. Parla con una vocetta querula, lagnosa che tradisce anni venti da poco. Ha un marito o un compagno (non ha l’anello) premuroso, famiglie benestanti alle spalle che li hanno aiutati a portare avanti una maternità che li ha sorpresi nella leggerezza anticoncezionale. Lei non è mamma troppo affettuosa o gelosa, si sente da come parla al telefono quando lui le passa la bambina. Non porta di sicuro foto nel portafoglio. Avere un figlio non è stato mai un dovere morale, un pungolo. E’ una cosa che è successa e basta.

Giugno 2004
Milano. La città è popolata di coppie formate da un lui non bello ma ben vestito e una lei bella e ben vestita. Lui ha un'espressione disincantata e proferisce frasi che iniziano con un "io ti ho avvertito" o "te l'avevo detto" e si concludono con un "te ne pentirai"o un "vedrai se ho ragione" o "che ti avevo detto". Le lei, belle, curate nella persona, ben educate (o così sembra) ascoltano con aria castigata, pentita e felice nella somma di tanta attenzione. Tutto fa pensare che Milano sia una città concreta.

7 luglio 2004
Un tipo albino sta scrivendo nel sole di una villa strizzando a fatica gli occhi dietro le lenti marrone. Scrive lentamente un giorno. Controllo sia quello di oggi. Lo è.

Aprile 2005
E' una giornata nuvolosa. La giovane donna che tiene in una mano una lattina di birra e in un'altra una sigaretta armeggia a mente con i due ingombri poi, appoggiata la cicca fumante in cima alla lattina si accovaccia tra due macchine parcheggiate e fa la pipì senza bdare a quello cche succede intorno. Sono le 10e40 di mattina e anche se la strada a un senso di marcia e a senso unico non è trafficata di macchine e persone qualcuno passa. Come noi che vediamo uscire dall'abto-minigonna nera un getto perfetto di piscia contro l'angolo del marciapiede. La donna senza gesti di apertura e chiusura (non si è sfilata né rinfilata mutande e dalla perfezione dello schizzo si capisce che non le indossa) si rimette in piedi scomponendo l'architettura di sigaretta e lattina e ora ha di nuovo le due mani ingombre e va via come se niente fosse.

Marzo 2006
Cammina con un motorino abbastanza nuovo ma malmesso sull'esterno della carreggiata, oltre l'asfalto, sulla terra e sulla sabbia (non c'è canale di scolo alla destra della strada). Del motorino si nota uno spago che tiene il cavalletto. Lei è grassa scura di carnagione per un misto di sporco e rubicondità. Ha una faccia di mente malata e mani gonfie e scure. Stivali da cow girl, il casco slacciato, le calze parigine a fasce orizzontali sui collant neri e in bocca perenne una sigaretta. Si infila le dita nelle orecchie e strizza il gas del motorino come una mammella da mungere. Il motorino decolla. La incontro per sei semafori rossi di seguito: le stesse dita nelle orecchie, la stessa (?) sigaretta, lo stesso scuro della pelle le stesse larghe cosce sul sedile scuoiato.

5 giugno 2006
Passo lento, un uomo anziano - di quella vecchiaia che esplode a sessant'anni per un lavoro usurante (la campagna, un artigianato faticoso ecc.) - cammina con davanti alla narice di sinistra un fazzoletto di stoffa scozzese piegato. Lo annusa. Annusa un profumo che gli ricorda qualcosa? Ha un vizio da inalare? Una folla di ricordi nelle narici? O soffre di epistassi?

6 dicembre 2006
Un profumo invade il ristorante al punto da sopraffare l'odore di fritto che c'è all'inizio, appena entrati. E' il profumo intenso di un deodorante spray di basso gusto e costo che - forse spruzzato in quantità - copre per intero la sala. Viene da una signora grassa dal viso tempestato di nei. La signora, vestita di nero, poi si prende il viso nelle mani per due minuti mentre il marito e un'altra coppia continuano a parlare.

17 gennaio 2007
"Considera che lei è secca e con poco seno". Lo dice un fidanzato alla commessa del negozio porgendole una camicia che la sua ragazza ha appena provato senza successo nel camerino. Poi chiarisce (il salto logico è un po' scosceso) che il capo serve per un matrimonio. E la commessa: "è troppo trasparente?" E il ragazzo, con aria ovvia "beh un po'".

1 febbraio 2007
Lei fa tutto un discorso lungo ma alla fine conclude così: "C'è un momento che il mio corpo è anche tuo ed è un solo momento ed è il momento del sesso poi non è più tuo. E' solo quello il momento in cui lo metto a disposizione per te. Dopo basta".

17 febbraio 2007
E' sera ed è sabato. E il tempo è grigio. E lei entra in autobus con un pesante valigione. L'aiuto a salirlo. Mi siedo e leggo. Lei si siede accanto. Dopo un po' si segna la fronte con la croce e inizia a leggere.

26 febbraio 2007
Due donne di colore (una un po' più giovane) e due bambini piccoli (una più piccola), in metropolitana. La più giovane delle donne scende e lascia l'altra con suo figlio che comincia a correre e ad avvicinarsi pericolosamente alle porte. La figlia lo imita. La donna si divide tra l'uno e l'altra e poi si spazientisce e diventa brusca nell'alzare e mettere a sedere il figlio dell'amica. Il piccolo piange. Dopo un po' anche la figlia lo imita. La donna cerca di convincere il bambino (che ora piange "voglio mamma") a darle la mano per scendere. La preghiera dura due fermate finché il piccolo si convince non senza colpirla varie volte sulla mano con la macchinina. Poi scendono.

 

3 marzo 2007
Parlano fuori dal bar. Un uomo (somiglia in modo imbarazzante a Zagalot de La Rivoluzione Spiegata alle Commesse) dice: "Tradire mai, solo una volta c'era una che m'annavo a scopa'". Non è la prima volta che sento un'espressione così (è un'espressione romana, molto popolare) e mi concentro a pensare ai verbi e al senso: andare a scopare. E' una specie di moto a luogo ma anche un verbo riflessivo. Penso a tante cose ma poi non ricordo. Solo mi resta l'idea che l'espressione tiene un misto di servizio, di sostegno come un atto caritatevole misto ad un gioco tipo il biliardo. Ecco penso al biliardo e al mandare in buca le palline. Come uno sport praticato per un po'. Solo per un po' e poi non più. Ma con risultati soddisfacenti.

15 marzo 2007
E' una donna ben vestita, elegante, dall'aria seria (sono sicuro di conoscerla di vista ma non so da dove mi viene quell'immagine). Gonna nera al ginocchio, collant neri scuri. Siede in metro con le gambe larghe perché al centro, tra le caviglie tine la borsa. Io dico che ha le gambe larghe perché la borsa le impedisce di chiuderle. Tu dici che una donna non è mai così distratta "uan donna" sottolinei "non una bambina".

22 marzo 2007
Due colleghi di appena meno di cinquant'anni parlano nella metropolitana. Uno dice all'altro: "E' finita l'ideologia. Altro che fascismo e comunismo. L'ideologia è il supermercato. L'ideologia è il ristorante".

26 marzo 2007
Metropolitana. La vedo di spalle. Una ragazza con i capelli ricci, corti e mollette. All'improvviso rompe il silenzio - è davanti alla porta - e, entrata nella stazione dove deve scendere, come per darsi coraggio intona una strofa della canzone che ascolta in cuffia."Ho perso le parole ... dovevo dire cose, cose che sai, che ti dovevo, che ti dovrei". Sembra uno sfiato, uno sfogo. Inatteso. Improvviso. Qualcuno sorride. Scende. 

10 aprile 2007
Semaforo verde in una piazza grande svincolo di auto e pedoni in Centro. Una ragazza di forse trent'anni attraversa sulle strisce dopo aver atteso il via libera e mentre cammina distrattamente tira fuori dalla bocca la lingua a punta facendola oscillare velocemente come se stesse leccando qualcosa in aria sopra di lei. Il gesto non ha nulla di non equivoco ma è disinvolto, naturale come se fosse un ripasso di qualcosa, un ricordo o un'anticipazione. Senza rendersi conto se è stta notata rimette la lingua dietro e continua a camminare.

14 aprile 2007
Sta con le mani sul bastone. Tutt'e due. Sembra che il bastone gli serva più per quello che per camminare. Come un appoggio per quando è seduto, entrambi i palmi nodosi e scuri, uno sull'altro, sopra la voluta del bastone di radica.
 
24 aprile 2007
Due tipi bassi (lui ancor più basso di lei, diciamo 1 metro e 50). Lui spega a lei delle cose sul calcio. Tipo marcature, schemi, tecniche. Cerca di interessarla all'argomento con un - non so se utile - dispendio di parole e circonlocuzioni. Usa molte frasi. Un numero ben più nutrito di quelle che userebbe se cercasse di spiegare quella stessa cosa ad un altro. Non se parli nella speranza (sfiduciata) di essere capito o per parlare e basta. A lei non interessa.
 
3 maggio 2007
La mia collega ad una commessa che le indica interrogativa un pantalone marrone: "è un po' triste!" (o "tristanzuolo", dice). La commessa "sì, quest'anno vanno cose molto semplici".
 
11 giugno 2007
La filippina avanza verso di me sul marciapiede parlando al cellulare. Quando mi raggiunge scopro che sta cantando nel telefono una nenia, un motivetto lento. A chi e cosa canta? E dove?
 
Nel vagone siedono l'uno davanti all'altra uan coppia anziana. Non portano la fede né si parlano ma si capisce che sono una coppia. Lui sta appoggiato al bastone lei davanti sfoglia nervosa un giornale che infatti si strappa sotto i suoi gesti decisi. Ha una giacca che sa di naftalina.
 
9 giugno 2007
Ha guardato le macchine che si fermavano davanti a lui che passava sulle strisce pedonali con aria di sfida. Una sfida un po' ottusa che era anche nei passi troppo lenti con cui tagliava la strada in perfetta calma. Una calma nervosa, imprigionata in una reazione tutta interna. Da come passava e ti squadrava l'impressione era che non avesse nulla da fare e nessun posto dove andare. Sembrava che fossero i piedi a guidare e non la testa e infatti la camminata aveva qualcosa di innaturale, forzato e un po' ridicolo. Ed era strana questa commistione di sfida e di comicità involontaria.
 
28 agosto 2007
"Su" gli ha detto il nonno "sbrigati". Lui - sette anni, castano, una mano davanti al viso intimidito è partito con un passo un po' incerto e, attraversato il corridoio dell'opsedale, è entrato nella stanza dove era ricoverata la nonna. "Su, forza, veloce, entra... il bagno è lì" e, quasi impaurito, è entrato nel bagno ma ha lasciato la porta aperta. Dall'altra stanza si sentiva il getto forte della pipì e il nonno che commentava "quanta ce ne avevi...hai finito...hai fatto...hai sgocciolato bene". Forse un giorno ricorderà tutto questo. O forse no.
 
11 settembre 2007
In rosticceria guarda il bordo dei piatti da portata. La bieda è saltata dal suo ovale e ora fa un neo su quello dell'arrosto già tagliato a fette. Una foglia d'insalata ha corrotto la perfetta armonia di un creme caramel. Un tortellino ha scavalcato il recinto della sua terrina e ora galleggia tra polipi e piselli. Sono piccoli segnali di squilibrio che le piacciono, dice. S'incanta a guardarli. E io con lei. Sembra che voglia con lo sguardo rimettere ogni cosa la suo posto. Ma mentre le sembra di aver rimesso ogni cosa come stava una penna cade nel vitello tonnato.
 
14 marzo 2008
Sono al semaforo. Il padre - se questo è il padre - ha una faccia antica. Il figlio che ha quattordici anni e il viso tempestato di brufoli lo guarda con un misto di timore e rispetto. Forse perché è una montagna e lui un ragazzo a metà tra crescere ed rimanere bambino. La trasformazione non deve essere segreta a quest'uomo e anche conm un po' di orgoglio che esprime dandogli un buffetto sulla faccia come a dirgli "ora sei un uomo e dobbiamo avere un rapporto diverso, più maturo". Poi scatta il verde e parte il padre con un abbrivo e una svolta all'indietro della nuca che invece sta a dire "bisogna partire per primi, bisogna essere i primi".  
 
3 luglio 2008
Tiene le mani dietro i fianchi. Sembra incinta. Forse è solo che ha partorito da poco.
 
3 ottobre 2008
Camminano in parallelo, lei e lui, due fidanzati (o sembra) trentenni. Un po' di aria tra loro attraverso la quale lui lancia parole come coltelli mentre agita le spalle e allunga le braccia e sembra un pugile che sale sul ring. Lei sembra incassare le parole-coltello. Lui sembra averne ancora molti da fioccare. E invece è lei che sembra vincente. Penso così: le donne spesso sanno camminare con i coltelli infissi e hanno sempre un bel portamento. Penso che solo così potrebbero resistere alle violenze degli uomini. E' tutta questione di equilibrio.
 
Febbraio 2010
Respira rumorosamente come se russasse. In piedi, alla sbarra della porta di uscita della metro mentre legge un giornale free press. Si deve trattare di un difetto della respirazione ma sembra narcolessia interrotta dal girare, anch'esso rumoroso, delle pagine. 
 
8 febbraio 2013
Un’anziana cammina e si asciuga un occhio, che le lagrima, con un fazzoletto di stoffa. Il cane nero che le cammina al fianco ha un portamento eretto e orecchie appuntite e alte come un pipistrello. 
 
  

 

 

 

 

 

 

 

 

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