Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 31/07/2009 @ 12:49:23, in diario, linkato 1128 volte)
Mali che vengono per nuocere Mali che vengono per non nuocere Mali che non vengono Mali che non sono mali anche se lo sembrano Mali veramente ma veramente buoni (e lo sai) Mali (quasi) provvidenziali Mali per gli altri ma non per te Mali secondo gli altri (ma non secondo te) Mali che arriveranno Mali che aspettiamo Mali prima o poi
Di Carvelli (del 30/07/2009 @ 14:41:10, in diario, linkato 1107 volte)
Di Carvelli (del 30/07/2009 @ 08:45:02, in diario, linkato 2970 volte)
AVVERTIMENTO Wislawa Szymborska
Non portate nel cosmo i burloni, non ve lo consiglio.
Quattordici pianeti morti, qualche cometa, due stelle, e già durante il viaggio per la terza i burloni cambieranno umore.
Il cosmo è quel che è, ossia perfetto. E i burloni non glielo perdoneranno mai.
Nulla li rallegrerà: non il tempo-giacché troppo eterno non la bellezza-giacché senza pecche, non la gravità-giacché non si lascia volgere in scherzo
Tutti saranno ammirati, loro sbadiglieranno.
Sulla rotta per la quarta stella sarà peggio ancora. Sorrisi acidi, disturbi del sonno e dell’equilibrio, discorsi stupidi: che il corvo col formaggio nel becco, che le mosche sul ritratto di sua maestà o la scimmia nel bagno -be’, si, quello era vivere.
Limitati. Preferiscono il giovedì all’infinito.
Primitivi. Preferiscono una nota stonata alla musica delle sfere Stanno benissimo nelle fessure tra teoria e pratica, causa ed effetto, ma qui non è la Terra e tutto combacia.
Sul trentesimo pianeta (in quanto desolazione ineccepibile) rifiuteranno perfino di uscire dalle cabine, vuoi per un mal di testa, vuoi per un dito che duole.
Che imbarazzo e che vergogna Tutti quei soldi buttati nel cosmo
Di Carvelli (del 30/07/2009 @ 08:26:42, in diario, linkato 1040 volte)
** Frequento da qualche giorno una casa. Lì c'è un gatto. Anche a casa mia c'è un gatto. Questo è enorme, bianco, le zampe spuntano appena un poco dalla grossa stazza del tronco (si dirà così?). Mi guarda, mi odora: familiarizziamo. Poi mi morde. Piano ma è un piano che marca un fastidio. Mi morde una o due volte di seguito finché non viene rinchiuso da qualche parte. Chissà cosa pensa in quell'altra stanza: mi stavo così divertendo con quelle caviglie e invece ecco che mi tocca rimanermene chiuso qua dentro.
** C'è un ristorante abbastanza mitico appena dietro casa mia. Già dal nome emblematico. Ieri sera ci sono andato a cena. Del nome (mitico, appunto), del vecchio titolare solo l'ombra incerta e vecchia su un tavolino di servizio. Chi entra lo riverisce, i figli lo venerano. Lui fa solo i conti, riceve i soldi. Per il resto del tempo guarda ieratico il vuoto. Neanche i clienti fissa. Sorride a malapena. La moglie esce di tanto in tanto dalla cucina dove immagino darà una mano. Si siede aaccanto a lui e anche lei fissa un punto non precisato. Dopo un po' arriva la figlia e gli passa un cucchiaino di mousse al cioccolato. Lui lo lecca e senza dire una parola lo passa alla moglie con la mousse rimasta e lei invece (ma sempre senza dire parola) lo lecca più e più volte. Nel fare questo semplice gesto non si sono guardati negli occhi neppure una volta. Neppure una.
Di Carvelli (del 29/07/2009 @ 14:35:16, in diario, linkato 4099 volte)
C'è chi insegna di Danilo Dolci
C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.
C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.
Profondamente stimavo un amico
quasi invidiando un altro a cui diceva
stupido, e non a me.
C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
www.nazioneindiana.com
Di Carvelli (del 29/07/2009 @ 09:12:41, in diario, linkato 1061 volte)
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Ascoltavo la radio e pensavo a tutte le canzoni che girano nell'etere. Mi domandavo quanto incidano sulle nostre vite, su quest'estate a cui giocoforza sono destinate ad appartenere almeno nel ricordo di stagione. Forse troveremo persino un juke box per farle suonare. Ci innamoreremo, le fisseremo a noi per quanto semplici. Ce n'è per tutti. In una veniamo invitati a parlare con lui. E lui è Eros Ramazzotti che a dire non è che io ci abbia molta confidenza con lui. A Ligabue tocca che diciamo come ci vogliono gli altri. Gli ZeroAssoluto partono per dimenticare, non si capisce perché che loro si sarebbero sposati ma lei ha preferito all'ultimo un altro, eppure anche loro erano disponibili e dunque? Per Jovanotti "ti amo punto" e non si discute (beato lui, come al solito positivo, quasi una nota stonata nell'amoreorrore). Vasco prima non si ricorda come si chiama e poi vuole solo lei. Eppure non ci passeranno tutti questi giorni senza che ci arrivino da qualche parte queste note. Sarà la nostra estate. Non ce le dimenticheremo.
Di Carvelli (del 28/07/2009 @ 08:36:49, in diario, linkato 1208 volte)
Il gesto è un gesto piccolo. Distratto. Non confuso. Una carezza, una carezza piccola. Data senza malizia a uno che ti siede a fianco e che non hai mai visto. Un segno isolato. Chissà cosa le è passato per la mente... Forse pensava che quello era il suo di braccio. Un piccolo gesto. Come se fosse una scommessa. Con se stessa.
** C'è sempre uno che sta peggio. Qualcuno che aspetta un piccolo cenno, una spinta e solo allora rialzarsi. Tenere la corda lenta: ha detto che è questo il segreto. Della sua felicità coniugale. tenere la corda lenta (sì corda ha detto).
** Superbo concerto di Paolo Fresu e Omar Sosa ieri sera a Villa Pamphili. Decido all'ultimo (decido all'ultimo tutto di questi tempi, un po' un modo per fregare l'emozione la noia o non so cosa) e vado. Trovo un sacco di amici. Avevo un appuntamento che non sapevo? Il concerto è perfetto, sembra costruito attorno a un'emozione ritmica e sentimentale come se suonassero un sentimento che li accomuna e li coinvolge. Ci coinvolge.
** Si chiede cosa ne sarà. Di tutto questo. Questo vuol dire quello. Quello di prima. Bisogna avere una stanza grande. Bisogna far prendere aria al tempo. Impedire che nulla ammuffisca con le cose succede, coi pensieri pure, coi ricordi anche. Prendi cura.
** Nella notte il gatto ha dilaniato un uccello. In giro solo un po' di piume e un ciuffo attaccato a uno sparuto rotondo di carne. Subito dopo faccio colazione e taglio nettamente la pelle del dito, perfettamente, solo pelle. Appena un po' di sangue. La colazione: una decina di more appena colte (incredibile la produzione di more di questo anno di giardino) caffè freddo pane alle noci con marmellata di corniolo e mele (artigianale) un pezzetto di formaggio.
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Di Carvelli (del 27/07/2009 @ 08:46:59, in diario, linkato 1087 volte)
Non so quanti Matematici nel sole ci fossero ieri a lambire la spiaggia. Non certo io. Mi domando come mai mi avvicinino troppo di frequente libri con la parola "morte". Dentro. Con il tema centrale della morte. Faccio finta che è un caso. E non un segno. Sabato ho comprato e ieri ho letto Una perfetta stanza di ospedale di Yoko Ogawa. Ho letto il racconto dei due che dà il titolo al libro. Un racconto bellissimo che avevo scoperto a Ventotene leggendo le prime tre pagine. Ne ero rimasto in un certo senso folgorato. Anche se non c'erano folgori nell'incipit ma qualcosa di più duraturo: "Ogni volta che penso a mio fratello, il cuore mi sanguina come una melagrana scoppiata". Il racconto si incentra sulla morte di un fratello raccontata dal punto di vista della sorella. I due si conoscono poco e trovano nella "perfetta" algida pulizia di una singola stanza d'ospedale il punto d'unione di un passato che li ha messi a distanza. Infanzia, pausa, malattia terminale. Deve succedee così a molti. Ci si ritrova, ci si deve riraccontare a partire da un silenzio e in attesa della fine.
Avevo incontrato una morte parimenti giovane in libreria un mese fa (una donna che racconta la fine del compagno a seguito di un incidente di moto). E l'avevo letta tutta d'un fiato, in piedi. Era quella di Brigitte Giraud E adesso? Una domanda che sembrava rivolta a me in quel momento. E adesso? E l'ho letto. E adesso? Cosa leggerò?
Di Carvelli (del 24/07/2009 @ 08:38:28, in diario, linkato 1071 volte)
Una mia amica mi racconta che è ormai fissata coi segni. Ogni cosa che le succede è un segno di altro. Insomma: vive una vita di premonizioni, anticipazioni, cose così. Dovrei interrogarla sul mio ieri. Torno a casa e la trovo aperta. Sono uscito presto e a parte aver chiuso la porta il resto è tutto aperto. La finestra. La porta del giardino. L'impianto di irrigazione. Il più divertito è Google, il mio gatto. Se la deve essere goduta tutta quella fontanaditrevi di schizzi. Miagoleggia: roba di appetito come al solito ma anche una specie di rimprovero. Sì, hai ragione, ho lasciato tutto aperto. Insomma me ne sono andato da casa quasi pensando che ci fosse rimasto qualcuno dentro. Un gesto di accoglienza? Di apertura? Chi può dire. Se è un segno è un segno positivo. O no? (Chiedere alla mia amica dei segni!) Riporto i libri in biblioteca con un paio di giorni di ritardo. La bibliotecaria: "Un po' più puntuale!" Lo stesso tono del miagolio di Google? Forse sì. Per me che controllo tutto (senza mai esplicitare tutta questa attenzione alle cose) non deve essersi trattato che di una buona cosa, ladri permettendo.
Di Carvelli (del 23/07/2009 @ 10:32:35, in diario, linkato 1033 volte)
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