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Una parola che non mi viene oggi. Forse è una parola che non c'è. Non so neppure per cosa inizia. Non so neppure se esiste davvero. So che sta in una linea che va dalla delusione alla rabbia. Ma dentro c'è anche un ricominciamento, dentro c'è una leggerezza, quella che hanno le cose che si slanciano verso l'ignoto. Fosse pure un'opportunità o un precipizio sbagliato. Una parola che comunque non userei o non direi. Una parola che terrei per me come faccio con le cose a cui tengo e che mi riguardano da vicino e da solo.
Ho visto Il discorso del re (in lingua originale) e mi è piaciuto. Mi sembra che l'elemento di spicco è la prova di recitazione dei due attori. Mi è sembrato un po' debole e abbozzato il ruolo della regina pur brava la Bonham-Carter. Forse un secondo piano avrebbe aiutato il film. Ma è una pellicola quasi teatrale che si impernia e regge nel dialogo re e logopedista. Davvero una prova magistrale di Colin Firth.
Ho visto Vallanzasca e non mi è dispiaciuto. Ritmato, ben recitato. Un po' agiografico ma funzionate/le.
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