Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il film si chiudeva così e vi auguro anche la vostra notte. E' la mia buonanotte.
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E' venuto a mancare ieri Luigi Di Ruscio, il grande poeta-operaio che viveva da anni in Norvegia. Vi linko una sua poesia e il wiki che lo riguarda http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Di_Ruscio
"sta zitto scemo" ed ecco che ricevo un improvviso schiaffo da parte di mia madre però insisto con le buffonate li ricordo tutti gli schiaffi sonanti che mi somministrava mia madre tutte le scempiaggini erano inutilmente punite tutto quello che facevo era punito resistere a qualsiasi costo a volte riuscivo ad evitare gli schiaffi di mia madre e la mano di mamma volava come volesse ghermire l’aria e il sottoscritto rimane in vita nonostante tutta la sua irresponsabilità ormai sono diventato un personaggio immaginario immerso in realtà non certo immaginarie e per evitare gli schiaffi di mia madre riuscivo a saltare dalla finestra e mi ritrovavo incolume
Dicevo del film visto ieri. Che è una questione di gusti. Alla mia amica è piaciuto meno di Babel e 21grammi che a me non sono piaciuti. Artificiosi nei meccanismi di anticipazione e incastro. Biutiful è ossuto, ben girato, con quello sguardo un po' ossessivo sul dolore, sul male. Una Barcellona irriconoscibile. La morte che è un tema che in Italia non funziona, infastidisce, inquieta (ne ho già parlato a proposito di un Ozon) e infatti il film è passato come una meteora. Ci sono delle frasi bellissime (quando la moglie dice di volere essere una brava compagna e moglie ma anche divertirsela come una putt_na...a rimarcare la difficoltà di essere tutto senza rischiare di essere nulla). Scene bellissime come quella nella discoteca in cui Bardem condivide il suo segreto sotto il tambureggiare dei bassi e il vorticare dei corpi nudi in esposizione delle lap dancer; lo porge alle orecchie di una ragazza che non riesce neppure a trascodificarlo e sorride. Bella anche la medianità, le immagini dei morti, degli spiriti.
Ieri ho visto Biutiful di Inarritu e mi è piaciuto. Più dei suoi precedenti. Forse un poco meno di AmoresPerros. Inarritu mi ha sempre lasciato un po' perplesso. C'era qualcosa nel magico duo col suo sceneggiatore Arriaga che qui si scinde. Qualcosa di narrativamente artificioso che ieri mi è arrivato meno. Ne parlerò ancora. La musica del sempre bravo Santaolalla.
Gabriele Muccino* negli extra del DVD del suo film primo americano La ricerca della felicità, dice una cosa sull'andare di Will Smith. Grosso modo dice che i suoi passi sempre in andare, sempre di corsa, sempre verso qualcosa che gli sfugge sono quelli di un uomo che vuole essere migliore. Una cosa del genere che a me è piaciuta. E' vero che esiste un modo di andare che rappresenta la corsa dell'essere umano verso qualcosa di lontano da lui, raggiungibile ma sempre un passo oltre. Ecco la corsa, l'andare frenetico. Il rincorrere. Con tante perdite e una lenta, faticosa rincorsa di qualcosa che è bello ma dura un secondo. Il secondo che ci rende massimamente umani.
*Su Muccino (Gabriele) vorrei fare una postilla che vale anche per Baricco (Alessandro), scrittore. Si tratta di due personaggi un po' capri espiatori di tutte le idiosincrasie (magari anche giuste) della critica. Mi piacerebbe che verso di loro si attenuasse il fiele del giudizio. Baricco ha fatto cose buone con uno stile che è suo, un po' barocco, qualche traccia di retorica ma con un grande senso della scrittura, invidiabile e originale rispetto a tanta medietà editoriale (ricompattazioni da editor di stili uniformati). Muccino ha fatto dei buoni film fino a questo americano (compreso) poi è scivolato sul sequel fastidioso del suo grande successo. Baciami ancora, di cui già scrissi, era infatti la malriuscita copia del primo. A lui il merito di aver portato nel cinema italiano una ottima direzione degli attori fino a lui praticata male o solo autorialmente. Non stiamo stilando nessun canone (che anzi parrebbe scaturire dalle uniformazioni di cui dicevo), né definendo categorie alte. Né in un caso né nell'altro. Solo un saggio riequilibrio di proporzioni che spesso il successo fa perdere (a chi lo subisce o lo patisce).
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